Regia di David Twohy vedi scheda film
Ecco un eccellente entertainment che può far felici gli estimatori di pellicole fanta-horror come Alien e Detective Stone: Pitch Black è senza se e senza ma il miglior prodotto sfornato da tale genere negli anni 2000 (e forse anche il primo), nonché il capostipite di una saga che purtroppo non si è dimostrata all'altezza del primo episodio, divenuto in breve tempo un cult. Uno degli elementi di maggior fascino è proprio l'oscuro e accattivante protagonista, Richard B. Riddick, un ruolo che calza a pennello a Vin Diesel come quello di Indiana Jones calza a pennello a Harrison Ford, un sociopatico criminale di estrema pericolosità e dalla battuta facile e sarcastica. Sono poi da sottolineare in particolare la bravura degli sceneggiatori nel costruire una trama solida e capace di regalare vari momenti di suspence e la fotografia, la quale ben si adatta ai vari cambiamenti di luce del pianeta e, con un ottimo effetto ottico, riesce a farci percepire la vista distorta di Riddick, capace di vedere al buio ma insofferente alla luce del sole (e in questo sistema solare ce ne sono ben 3) come le creature che minacciano la banda di sopravvissuti a un atterraggio di emergenza su un pianeta sconosciuto. Bravi anche gli attori coinvolti, con Radha Mitchell che si fa ricordare per la determinazione e la fermezza del suo personaggio, e ottimo il comparto tecnico: colonna sonora funzionale alla narrazione, effetti speciali che fanno il proprio dovere senza strafare e regia attenta ed equilibrata, che mescola bene le varie componenti (fantascienza, horror, azione, avventura) ottenendo un miscuglio riuscitissimo di più generi. Incredibile pensare che questo sia un film a basso budget, ma ciò dimostra una volta di più che se ci sono le idee e l'abilità nel metterle in pratica, i risultati sono anche migliori di quelli ottenuti con risorse economiche stratosferiche ma con il guinzaglio imposto dai produttori. Per concludere, Pitch Black è un film che sa intrattenere, mettere tensione e coinvolgere lo spettatore, evitando inutili sottotrame o stucchevoli background para-filosofici, una caratteristica che in questo caso non può che essere un pregio, unita a una certa originalità che ne decreta anche una buona longevità, a differenza di film che, seppur discreti, mi sono sembrati delle fotocopie annacquate con poche varianti di altri lungometraggi ben più incisivi. Dunque, assolutamente consigliato.
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