Regia di Giovanni Fago vedi scheda film
Nonostante si tratti di un esordiente, per di più qui protetto da pseudonimo (Sidney Lean), Giovanni Fago nel 1968 può già vantare una discreta esperienza come aiuto regista di - fra gli altri - Margheriti, Fulci, Castellani e persino del Monicelli de La grande guerra. Fago debutta quindi con questo prodottino a budget ridottissimo, ennesima co-produzione italo-iberica nel segno dello spaghetti western ricolmo di stereotipi: i fratellastri, l'innocente in galera, la vendetta personale, il malloppo da recuperare; eppure la sceneggiatura firmata da Luciano Martino, suo fratello Sergio ed Ernesto Gastaldi riesce a dire qualcosa di più, ad approfondire i personaggi quanto basta per renderli vivi e regalare qualche colpo di scena, come nel finale, non tanto facilmente prevedibile. Altro punto a favore del lavoro è la scelta di due protagonisti non divi, ma solidi e di sicura resa come Gianni Garko e Claudio Camaso, fratello di Gian Maria Volontè; al loro fianco si avvicendano caratteristi come Fernando Sancho, Piero Lulli, Carlo Gaddi, Silvio Bagolini. Certo, la materia non sarà originalissima nè particolarmente intrigante (nel 1968 ormai le pellicole nel filone western all'italiana si contano a dozzine), ma il ritmo c'è e la tenuta narrativa pure. 3,5/10.
Due fratellastri si odiano al punto di mandarsi vicendevolmente in prigione. Fino a che una missione troppo importante riuscirà ad accomunarli: recuperare un cospicuo bottino.
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