Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film
VENEZIA 78 – CONCORSO
Con Bardo, film che segna il ritorno in regia di Alejandro Gonzales Inarritu dopo ben sette anni da Revenant, nonché il rientro a Venezia dopo i fasti di un Birdman che dalla laguna iniziò il suo cammino culminato con quattro meritati Premi Oscar, riporta anche il regista messicano nella sua natia Città del Messico, che lo vedeva registicamente assente da quei luoghi dai tempi ormai lontani dello splendido Amores Perros del 2000.
In questo Bardo, l’ottimo attore spagnolo naturalizzato messicano Daniel Gimenez-Cacho interpreta un famoso giornalista e documentarista messicano con passaporto statunitense, che ha finalmente occasione di rientrare nella propria patria con la famiglia per un premio che lo vede protagonista d’eccezione.
Nel far rientro nella propria città natale.
L’uomo si accorge in modo netto dei cambiamenti che sono occorsi nel lungo periodo della sua assenza, e di come pregiudizi ed intolleranze si facciano sentire in modo marcato, divenendo per l’uomo una fonte di ossessione ed una personale scesa in campo contro una discriminazione tra due confini e due paesi che rappresentano il sogno della realizzazione da una parte, e la miseria e la corruzione dall’altra.
Ma anche l’atteggiamento sprezzante e di superiorità che sopravvive in chi si trova nel posto più favorevole e considera con superiorità chi si proclama a pieno diritto un essere umano con i medesimi diritti di chi vive oltre il confine del “bengodi”.
E tra drammi e sogni ad occhi aperti, tra neonati che preferiscono tornare nel ventre materno rifiutando un mondo che conoscono solo da una breve percezione, come a nascondere il dramma di una nascita finita nel peggiore dei modi, il film si sbilancia su binari onirici che, se da un lato permettono al regista di dare nuovamente atto delel proprie capacità di regia e di tecnica di ripresa, dall’altro mettono in evidenza come proprio il lato onirico si riveli probabilmente un territorio un po' ostico, se non proprio forzato, nel mondo e nell’arte del talentuoso regista messicano.
Bardo resta un’opera con momenti altissimi, ma anche sin troppe parentesi grottesche supportate da parentesi e giri narrativi che rendono eccessive le quasi tre ore di girato, all’interno di un film in cui lo stesso Inarritu non si è mai addentrato così intensamente addentro ad un soggetto così autobiografico.
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