Regia di Ken Loach vedi scheda film
La Spagna e la guerra civile in “Terra e libertà”, il Nicaragua e la storia d’amore ai tempi della rivoluzione sandinista in “La canzone di Carla” e ora Los Angeles e la lotta sindacale degli addetti alle pulizie in “Bread and Roses”. Ken Loach va verso Sud e insiste, con una coerenza pervicace, a praticare un cinema militante, a sinistra, estraneo alle mode e al trasformismo. Proletari di tutto il mondo unitevi, se non altrove, in un’inquadratura, in una sequenza. In nome di uno slogan che ha quasi cento anni e che pretende, con forza e con rabbia, il pane e le rose per una vita migliore. Gli ultimi questa volta sono immigrati che puliscono, silenziosi e quasi invisibili, gli uffici di un palazzone californiano. Da Cuernavaca, con altri clandestini, arriva Maya, sorella minore di Rosa, una degli operai sottopagati, non tutelati, sfruttati, spaventati e ricattati dal caporale che supervisiona il lavoro. Maya, cugina latina delle combattive donne del cinema di Loach, con un sindacalista, smuove le acque. Picchetti, volantinaggi, cortei. Scontri sindacali e familiari condotti con gli obiettivi fotografici del documentario di qualità e con una sceneggiatura di maieutica politica.
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