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Criminali da strapazzo

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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La recensione su Criminali da strapazzo

di FilmTv Rivista
8 stelle

Soliti ignoti a Manhattan. Un improbabile team di piccoli aspiranti al crimine, guidati dal lavapiatti Ray, detto con qualche esagerazione “la mente”, tenta il colpo grosso nel caveau di una banca. I “bad guys” affittano un vecchio ristorante, lo trasformano in una pasticceria che vende solo biscotti preparati dalla moglie di Ray, Frenchy, una manicure. In cantina, i quattro storditi membri della banda del buco scavano un tunnel. Gli affari del piano di sopra vanno benissimo: file lunghissime di clienti, interviste televisive, necessità di ingaggiare un’aiutante, la svanita May, diversificazione nella produzione artigianale. Nel sottosuolo, Ray, Tommy, Benny fanno solo pasticci, sfondano una tubatura, sbagliano direzione e finiscono in un negozio di vestiti. Tanto vale mettersi in affari e diventare miliardari, per caso, con un’immensa industria dolciaria che incuriosisce per la gestione informale delle questioni economiche e per una schiera di top manager stravaganti fino alla pura idiozia. I primi quaranta minuti del nuovo film diretto e interpretato da Woody Allen sono travolgenti e scoppiettanti. Battute, gag, cinema sonoro e cinema muto che si danno la mano affettuosamente, attenzione comica ai dettagli (i vestiti di Ray e Frenchy sono un sottotesto esilarante), ritmo sostenutissimo, cattiverie da manuale, passaggi di dialogo molto divertenti. La faccia invecchiata di Woody, insensibile al destino biologico che manda in pensione i comici con l’arrivo delle rughe più profonde, e quelle perfette, con le espressioni stonate, dei suoi magnifici complici (Tracey Ullman e Elaine May su gli altri) animano lo schermo. Con l’arrivo della ricchezza esagerata e la necessità di prendere lezioni di vita da un mercante d’arte, interpretato da Hugh Grant, la sceneggiatura cambia improvvisamente marcia. Scompaiono i comprimari e l’intreccio, pur regalando la deliziosa sequenza del furto di una collana, si sfalda e si impigrisce in un kitsch con troppe calorie.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 52 del 2000

Autore: Enrico Magrelli

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