Regia di Michele Massimo Tarantini vedi scheda film
Peppino, italiano in Brasile, lavora nella ditta del cugino Carlo, prossima al fallimento. Solo un imprenditore tedesco, Lacter, potrebbe salvare l'azienda, così Peppino paga una prostituta perché seduca Lacter fingendo di essere Lucia, la moglie di Carlo. Ma il tedesco ha già conosciuto Lucia: è l'inizio di una spassosa girandola di equivoci.
Alla metà degli anni Ottanta, nel pieno del declino del cinema di genere (e non solo di genere) italiano, Michele Massimo Tarantini si rifugia in Brasile, dove continua a girare alcune ulteriori opere di scarsa rilevanza. Tra di esse forse la maggiormente interessante è questa Lo sciupafemmine, pellicola con protagonista Lando Buzzanca e attorno all'attore siciliano interamente scritta e girata. La sceneggiatura del regista e di Lina Rossana Ostrovsky non è proprio un coacervo di colpi di genio, per dirla con un eufemismo, ma gioca bene le sue due uniche carte: la trama, pur banalotta, piuttosto fitta di avvenimenti e l'atmosfera leggera in odore molto vagamente di erotismo, dettata ovviamente dalla presenza di Buzzanca al centro del cast. Peraltro il resto degli interpreti, così come i collaboratori tecnici, sono tutti sudamericani; il lavoro è svolto con cura appena sufficiente e, nei limiti prevedibili del contesto, si lascia guardare: Tarantini fa quel che deve fare e la confezione è sostanzialmente dignitosa. Inutile discutere del livello dell'umorismo, tra gag politicamente scorrette – siamo pur sempre negli anni Ottanta – e un intreccio da pochade già stravista. Negli anni seguenti il regista rientrerà in Italia, ma lavorerà nel cinema sempre di meno. 3/10.
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