Regia di Chris Beyrooty, Connor Martin vedi scheda film
Opera prima ambientata nel tragico periodo del lockdown americano e suddivisa in due distinti tempi: una prima parte (più lunga) drammatica, destinata a cedere posto al thriller. Film non esente da difetti, ma a suo modo anche originale.
John (Brendan Hines) e Sara (Tatjana Marjanovic) - coppia disfunzionale in luna di miele - rimangono bloccati all'Hollywood Roosevelt Hotel per via di uno stato di emergenza che impone il coprifuoco, dovuto alla pandemia di Covid-19. Nel lussuoso e storico hotel sono gli unici ospiti, serviti daI manager, portiere e barista Ty (Kevin Daniels) e dalla cameriera polacca, anche cuoca per necessità, Adela (Ola Kaminska). Sara, influencer e vlogger che del web ha fatto mestiere, soffre di allucinazioni a causa di un esaurimento nervoso dal quale sembra non essersi ancora ripresa, mentre John non manca di offendere il prossimo ritenendosi superiore in virtù di un'occupazione nel mercato azionario che lo ha reso milionario. Con il passare del tempo la convivenza forzata provoca attriti nella giovane coppia, inconsapevole di trovarsi in una situazione pericolosa che va ben al di là della pandemia.
"Non c'è niente di più nobile che dedicare la vita a servire gli altri."
(Adela)
Due ex membri della troupe televisiva del "Saturday Night Live" decidono di esordire in regia, scrivendo anche la sceneggiatura di questa stravagante opera prima. Chris Beyrooty e Connor Martin ambientano un dramma al tempo tragico del lockdown americano, procedendo nella narrazione molto lentamente, diffondendo vaghe allusioni su non meglio definiti delitti che poi trovano chiara definizione solo giunti al metraggio di un'ora, quando Shelter in place affonda finalmente nel genere horror. O meglio, thriller. Non ci sono infatti risvolti tematici che giustifichino l'entrata in scena del soprannaturale nonostante l'imponente fabbricato, datato alle origini nel 1927, con i suoi enormi e silenti corridoi in un paio di occasioni riporti alla memoria l'Overlook hotel di Shining (Stanley Kubrick, 1980). Il radicale ribaltamento in territorio "giallo" nel "terzo tempo" fa però recuperare punti a un film dal registro inusuale, estremamente diluito e focalizzato per quasi 2/3 della durata sul rapporto di coppia (in crisi).
I seducenti interni della dispersiva e deserta struttura edilizia contribuiscono non poco, assieme alle genuine interpretazioni, a rendere più avvincente la visione. Sebbene per la maggior parte del tempo i due protagonisti vivano un'esperienza angosciante ma sostanzialmente priva di pericoli o rischi, la buona regia di Beyrooty e Martin riesce a mantenere costante un clima di soffusa tensione e a rendere via via sempre più intrigante l'evolversi della storia, orientando la concentrazione sulla sorte dei personaggi in (lunga) attesa del twist conclusivo, del tutto imprevedibile. Ci si sarebbe cioè aspettato il solito horror con contaminati o zombi, mentre fortunatamente la svolta finale va in tutt'altra direzione. Nel complesso per essere un'opera prima, quindi non esente da difetti (in particolare per via di una fotografia scostante, che oscilla tra risultati ottimi e altri del tutto scadenti), Shelter in place riesce a fare il suo buon effetto. L'interesse per il destino della giovane coppia non è sollecitato dalle poche (pur presenti) scene di violenza, quanto dal contesto verosimile che riduce il tutto a una plausibile vicenda di "cronaca nera". Mentre scorrono i titoli di coda si resta cioè con la sensazione di avere già letto in passato di un fatto simile, accaduto (forse) per davvero da qualche parte...
"Esco. Vuoi venire? L’isolamento sarebbe troppo pesante; disperata e folle per le strade deserte. A pretendere un destino."
(Sylvia Plath)
Trailer
F.P. 21/09/2021 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 89'14") / Data del rilascio USA (streaming): 14/09/2021
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