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La nera di...

Regia di Ousmane Sembene vedi scheda film

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La recensione su La nera di...

di OGM
stelle

Una tragica storia di moderna schiavitù, appartenente al cosiddetto mondo civilizzato. All’epoca del film, il Senegal ha ormai ottenuto la piena indipendenza e, sotto la guida illuminata di Léopold Sédar Senghor, ha già da tempo iniziato il suo cammino di nazione democratica ed autonoma. Ciononostante, la popolazione francese non ha abbandonato la mentalità colonialista, che, in quel paese africano, vede ancora un serbatoio di forza lavoro liberamente disponibile  e a buon mercato. A Dakar esiste ancora la place des bonnes, la piazza in cui le giovani donne del posto si offrono come domestiche per le case dei bianchi. È in questo modo che viene reclutata Diouana, assunta inizialmente come bambinaia, ma poi, dopo il trasferimento dei suoi “padroni” ad Antibes, ridotta all’umiliante ruolo di inserviente tuttofare,  addetta alla cucina, alla lavanderia, alle pulizie, e continuamente rimproverata per i suoi comportamenti. Il ruolo che le spetta, nella società borghese della Costa Azzurra, è quello della “nera di…”, ossia della domestica africana di questa o quella famiglia, che la esibisce come un accessorio che funge da status symbol. Per tutti è una négresse, cioè una negra, nell’accezione folcloristica del termine, che ne fa un suppellettile pittoresco ed intrigante, curioso da guardare e da baciare, come una bambola dal fascino esotico e selvaggio.    L’obiettivo di Sembène segue da vicino la sua vita quotidiana, che la vede sfruttata e segregata in casa, esclusa dalle bellezze e dall’allegria dell’ambiente rivierasco. I suoi pensieri sono affidati ad una voce fuori campo, che a tratti assume le cadenze ritmiche della ballata, con la  ripetitività tipica della lamentazione, dell’invocazione destinata a rimanere inascoltata. L’ambientazione è, non a caso, dominata dalle superfici chiare, sul cui sfondo la pelle di Diouana risalta come una macchia, un elemento estraneo che fa contrasto con tutto e non fa pendant con niente. In effetti, nulla, di quel mondo, le appartiene: né il modo in cui gli altri la vedono, né le mansioni faticose e meccaniche che le sono assegnate. Mortificate sono sia la sua identità etnica, sia la sua pura e semplice voglia di essere donna, di piacersi, di sentirsi bella, di guardarsi intorno alla ricerca di nuovi stimoli. La moda, le bellezze paesaggistiche, la vivacità culturale,  sono il contenuto di un miraggio per inseguire il quale ha abbandonato la propria terra d’origine, l’affetto di sua madre, l’amore di un uomo, per poi ritrovarsi sola ed indifesa, come un oggetto di cui ognuno può fare ciò che vuole.  La noire de … è una storia semplice, raccontata con la toccante umiltà di chi sa di avere poche risorse, e per pura modestia rinuncia a ribellarsi, lasciandosi vincere dalla disperazione. Eppure testimonia, con la fermezza di chi, comunque, non si consegna al nemico, l’incrollabile spirito di un popolo che mantiene intatto il proprio onore, e non recede di un sol passo nella strada dell’autodeterminazione: la sorte di Diouana e, simbolicamente, il destino della maschera di legno partita con lei dal suo villaggio, sono i termini di un tragico messaggio, rivolto contro tutte le ipocrisie umanitarie che, anziché offrire un vero aiuto, offendono a morte la dignità altrui.

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