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Terrorizers

Regia di Wi Ding Ho vedi scheda film

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La recensione su Terrorizers

di pazuzu
8 stelle

Tra realtà virtuale e violenza reale, tra notturni di Chopin e video porno pentiti, Wi-ding Ho propone un racconto stratificato che cresce con il passare dei minuti e che sfugge per scelta al principio dell'identificazione, fornendo una riflessione cupa e d'insieme sull'umanità attuale.

 

 

Durante il primo quarto d'ora di Terrorizers, si è davanti alla storia di un corteggiamento, con il giovane cuoco Xiao Zhang che, a cinque anni da un incontro che lei ha dimenticato ma lui non scorderà mai, ritrova Yu Fang, studentessa di recitazione, a far la cassiera in un bar. In maniera inaspettata, l'idillio tra i due si interrompe con l'aggressione ad opera di Ming Liang, un gamer problematico che nel bel mezzo della stazione di Taipei gli si fionda contro vestito come un ninja e armato di katana.
Qui la storia si sospende, e d'ora in poi il nastro si riavvolge più e più volte, con la linea del tempo che slitta ora in avanti ed ora all'indietro introducendo una serie di altri personaggi, tra i quali Monica, un'aspirante attrice con problemi economici che fatica ad affrancarsi dal suo recente passato da cam girl, più Kiki, una liceale con ambizioni da cosplayer e il sogno di trasferirsi in Giappone, e Lady Siaoh, una donna matura e single che tra una sbornia e l'altra fa la massaggiatrice in un appartamento privato.

 

 

I nomi dei primi quattro tra i personaggi appena citati danno il titolo a ciascuno dei quattro capitoli in cui il regista taiwanese Wi-ding Ho ha deciso di dividere il film. Le loro vite si intrecciano in un racconto nel quale, per lunghi tratti, i riferimenti temporali sono labili, per la precisa scelta di fornire le informazioni poco alla volta, talvolta anche riproponendo scene già viste mutandone la prospettiva: lo schema non è certo nuovo, ma rischioso sì, e Ho supera l'esame egregiamente.

 

 

«Tutti dicono di volermi bene, ma mi lasciano sempre», dice a un certo punto Yu Fang (col padre che la trascura e la madre sparita del tutto) a Xiao Zhang: perché è la solitudine il tema centrale in Terrorizers, denominatore comune di ciascun personaggio, talvolta espressa in modo diretto, altre vissuta, trattenuta, repressa; e perché ognuno la declina in maniera del tutto personale - arrecando inevitabilmente danni a sé stessi o agli altri - laddove alla classica bottiglia dell'attempata Lady Siaoh fanno da contraltare i rimedi moderni dei più giovani, con Kiki che vestita da eroina dei fumetti rovina famiglie per diletto chiamando numeri di cellulare a caso, o Monica che - in arte 'Missy' - diffonde(va) sul web le sue performance hard, con Ming Liang che a sua volta dal web le cattura per il proprio quotidiano onanismo, fisico e mentale.

 

 

L'irrealtà del virtuale riempie e rimpiazza la nullità del reale partorendo mostri, sotto la forma dello stigma perenne, o anche solo del nutrimento malato ad una immaginazione deviata e pigra, creando connessioni improponibili dalle conseguenze impossibili, e generando un mondo anaffettivo e spento nel quale tutti hanno bisogno di un aiuto, ma nessuno è pronto a riceverlo.
Tra realtà virtuale e violenza reale, tra notturni di Chopin e video porno pentiti, Wi-ding Ho propone un racconto stratificato che cresce con il passare dei minuti e che sfugge per scelta al principio dell'identificazione, fornendo una riflessione cupa e d'insieme sull'umanità attuale, stordita dai piani paralleli e volatili del web e sempre più inabile alla ricerca di una felicità che abbia basi concrete.

 

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