Regia di Agnieszka Woszczynska vedi scheda film
Una coppia di polacchi sulla quarantina va a trascorrere le vacanze in Sardegna. Ma la piscina della villa che hanno affittato è fuori uso e per ripararla viene chiamato un ragazzo africano che, inciampando, muore affogato. I carabinieri acquiescono le videocamere di sorveglianza, interrogano la coppia e tutto si risolve tra un'immersione e un'abbuffata al ristorante.
Al suo esordio alla regia, Agnieszka Woszczynska firma un'opera che lascia chiaramente trasparire i riferimenti al cinema di Antonioni e, soprattutto, di Haneke, filtrati attraverso un racconto che potrebbe ricordare il McEwan di Cortesie per gli ospiti. Lo stile algido, la macchina da presa quasi sempre immobile (ma che gioiello la scena del ballo in piazza, quando comincia a muoversi!) e l'ambizione di raccontare l'ignavia e la noncuranza della coppia protagonista - con conseguente processo di sfaldamento - sono le cifre di un film che rimane tutto sulla superficie. I meccanismi psicologici della coppia sono relegati a un descrittivismo astratto così come la faciloneria delle indagini viene riportata a mere logiche di convenienza (mai inimicarsi il turista). Troppo poco per dare solidità a un film che ha però il merito di costruire ad arte la crescente tensione tra i due protagonisti e il loro (diversamente consapevole) processo di trasformazione alla luce dell'accaduto.
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