Regia di Mario Martone vedi scheda film
Voto: 6,5 su 10. Peccato perché le premesse per le quattro stelle c'erano tutte.
75° FESTIVAL DI CANNES 2022 – IN CONCORSO
Felice Lasco (Pierfrancesco Favino) dopo quarant’anni torna a Napoli da Il Cairo dove si è costruito una vita. Ormai parla l'italiano con qualche incertezza e con uno strano accento, come fosse uno straniero. Ritrova l'anziana madre che si è trasferita in un oscuro seminterrato e a cui resta ormai poco tempo da vivere e teneramente le fa il bagno come lei faceva a lui da bambino.
Nel Rione Sanità un coraggioso prete (Francesco di Leva) nduce una testarda lotta contro la camorra che spadroneggia e ammazza. “Dobbiamo essere come i raggi di sole che si posano tutti I giorni sulla spazzatura e non si sporcano mai” è la predica ai suoi parrocchiani. Il locale boss che tiene in pugno il quartiere è il Malommo , soprannome polare di Oreste, amico fraterno d'adolescenza di Felice.
Immerso nel fascino decadente e sfatto della Napoli popolana dei vicoli e dei bassi, Nostalgia nella sua prima parte è un intrigante viaggio sui sentieri della memoria, che conduce al disseppellimento progressivo dei fantasmi del passato di Felice, che ci porta a scoprire il motivo taciuto della sua fuga precipitosa da Napoli quarant’anni prima. Martone coinvolge con la creazione di questo senso appunto di insopprimibile nostalgia per un passato a cui il protagonista di sente estraneo così come agli stessi luoghi dove è cresciuto, ma che sente impellente il bisogno di recuperare tornando alle radici.
Purtroppo il film comincia a sgonfiarsi dopo l'entrata in scena del boss Oreste Malommo (Tommaso Ragno), tanto efficace come figura misteriosa ed incombente, ma poi deludente quando entra in scena, perché la sceneggiatura non ha le idee chiare su come mettere a fuoco il suo personaggio e su cosa fargli fare. Un finale sbrigativo dà l'idea che Marrone avesse tanti spunti per avviare la pellicola, ma poche idee per concluderla.
Favino bravissimo come al solito, qui lavora sull’accento per creare la parlata di un uomo diventato straniero in patria. Ma quando rivede Oreste gli riesce fuori dalla bocca come per incanto il dialetto napoletano che era come sepolto da qualche parte dentro di lui. Francesco di Leva è una bella conferma dopo il Sindaco del Rione Sanità sempre con Martone.
Voto: 6,5 su 10. Peccato perché le premesse per le quattro stelle c'erano tutte.
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