Trama
Dopo cinquant’anni di dura detenzione - di cui gli ultimi tredici trascorsi senza mai vedere il mondo esterno -, classificato come "socialmente pericoloso", Alberto Maron verrà scarcerato e restituito a un mondo che gli è ormai ignoto. Il primo lungometraggio di Manuel Coser, premiato come miglior documentario con il Premio Solinas nel 2016, segue il ritorno alla libertà di un uomo solo, vissuto come uno strappo al suo universo noto. Il gioco filmico dell’autorappresentazione, frutto del patto nato dalla lunga relazione col regista, lo porterà a misurarsi con la propria condizione esistenziale e a riconoscersi senza finzioni. Alla prova, oltre alle relazioni che dovrà tenere al di fuori del mondo criminale, è tutto il percorso di rieducazione e correzione che il carcere come istituzione è chiamato a creare. La scelta del bianco e nero nelle riprese offre un registro emozionale pittorico, che muove lo spettatore verso una visione mimetica con il mondo del protagonista, sottolineando lo spazio angusto e sospeso in cui si muove e la distanza dalla realtà che lo circonda. La scelta di evitare riferimenti visivi al carcere come luogo fisico è un importante elemento estetico del film: l'obiettivo è quello di comporre un'immagine di Alberto che vada al di là degli stereotipi del detenuto, per conoscerne la condizione di "imprigionato" attraverso la sua realtà attuale e comune.
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