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Mission: Impossible - Dead Reckoning - Parte 1

Regia di Christopher McQuarrie vedi scheda film

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La recensione su Mission: Impossible - Dead Reckoning - Parte 1

di YellowBastard
7 stelle

Ormai da anni saldamente nelle mani di Christopher McQuarrie, regista e sceneggiatore adottato direttamente dallo stesso Tom Cruise fin dai tempi del Jack Reacher del 2012 per  far entrare il suo Ethan Hunt – e quindi sé stesso – nel Mito (cinematografico), e distribuito in Italia da Eagle Pictures a partire dal 12 Luglio, il nuovo M:I (tratto dall’omonima e un tempo famosa serie televisiva creata da Bruce Geller nel 1966) dovrebbe (!) anche essere, insieme alla Seconda Parte prevista per il 2024, il capitolo finale della saga iniziata nel lontano 1997 da Brian De Palma.

Sempre che non si voglia prendere sul serio le dichiarazioni del suo protagonista di voler continuare a impersonare Hunt fino all’età di 80 anni o le affermazioni di McQuarrie che confermano il proseguo del franchise anche dopo la conclusione del duplice Dead Reckoning, senza però specificare se con o senza il suo assoluto demiurgo.

Ma sarebbe poi davvero possibile un M:I senza Tom Cruise?

 

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Probabilmente no.

 

Mission: Impossible - Dead Reckoning Parte 1 infatti è il perfetto film-manifesto dell’idea di cinema della sua star sessantunenne e di come intenda legare a sé il pubblico attraverso azioni mozzafiato e continue scariche di adrenalina in un continuo evento meta-cinematografico costruito su misura sulle sue follie acrobatiche, in una maniera non poi così dissimile da quanto fatto da Vin Diesel con la saga di Fast & Furious.

E al netto di una eccessiva diluizione della trama e delle tempistiche dovute principalmente alla sua natura seriale, sempre più preponderante da quando McQuarrie ha preso il comando, anche questo nuovo capitolo viene promosso a pieni voti e con lui anche l’ideale cinematografico che Cruise è sempre più determinato a portare avanti.

 

Dead Reckoning non ha, al solito, una sceneggiatura impeccabile e, dopo tutto, non è questo il motivo del suo perdurante successo e la trama, pur solida, e fin troppo pretenziosa e usata, al solito, come semplice pretesto per dare il via invece a un blockbuster d’intrattenimento estremamente fedele al canone (del franchise), con scene d’azione spettacolari, effetti speciali straordinari e il consolidato carisma dei suoi protagonisti, sorretto oltretutto da un ottimo cast di comprimari, capace quindi di garantire al suo pubblico un’esperienza cinematografica adrenalinica seppur influenzata da una produzione travagliata a causa dell’emergenza sanitaria. 

 

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Mission: Impossible ha da sempre giocato sull’inaspettato, sull’invisibilità e sull’improvvisazione, sul pensare fuori dagli schemi anche in modo anarchico e se all’inizio era una semplice trovata narrativa, per un restyling del genere spionistico, si è poi trasformato in una caratteristica vera e propria del suo protagonista, spesso autonomo e super partes che vuol dire fuori dalle logiche del potere, dalle convenzioni e (anche) dalle regole dell’uomo comune.

D’altronde oggi giorno un eroe popolare che sia capace di portare milioni di fan al cinema non deve essere al soldo del governo (qualsiasi tipo di governo), come ha insegnato la saga di Jason Bourne e di come questo ha influenzato anche l’ultimo 007 di Daniel Craig, logiche che hanno trasformato Ethan Hunt da agente governativo/uomo delle istituzioni in un simbolo di ribellione, di indipendenza e in una specie di supereroe (dalle molte maschere) ma comunque sempre più legato, quasi indissolubilmente, al cinema blockbuster contemporaneo.

 

Rispetto a Fallout del 2018, che è più una spy-story vecchio stile, Dead Reckoning è infatti quasi un film di supereroi, o almeno lo è più dei precedenti (e in questo il cattivo per eccellenza di questi ultimi anni, anche fuori dallo schermo, ovvero l’Intelligenza Artificiale come principale villain “fantascientifico” della pellicola aiuta moltissimo), che riflette sul ruolo della spia in un mondo moderno che sta rapidamente cambiando privo di qualsiasi certezza morale su chi è al comando e propone (a conseguenza proprio di questo?) un Ethan Hunt più dolente che mai (perfino lui avverte, al fine, l‘età che avanza?) in una storia radicalmente più cupa , quasi pessimistica, e alle prese con tematiche di stringente attualità (il pericolo delle AI ma anche/sopratutto la dipendenza dal digitale di praticamente qualsiasi attività nel mondo, un post-verità denunciato e/o sfruttata da chiunque che si traduce però in nessuna verità) e dalle solite, notevolissime, scene d’azione come anche dai moltissimi riferimenti cinematografici (Hitchcock?), con qualche debolezza nella scrittura come anche di alcuni personaggi eccessivamente drammatizzati (vedi il cattivo di turno) o da certe interazioni che finiscono per limitare alcuni momenti che avrebbe meritato maggiore pathos.

 

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Ma presenta anche un ottimo cast a partire dal sempre tonico Tom Cruise, ancora sul pezzo dopo tutti questi anni, e dai soliti Simon Pegg e Ving Rhames, l’unico attore insieme a Cruise a essere presente in ogni capitolo della saga, come ritornano anche la sacrificata (!) Rebecca Ferguson (il suo personaggio non aveva più niente da dire? O l’attrice aveva semplicemente chiesto di uscirne?) e, dall’ultimo capitolo, Vanessa Kirby oltre a Henry Czerny (addirittura dal primissimo capitolo del’97) mentre i nuovi sono rappresentati, in ruoli anche fondamentali per il proseguo della storia, dalla splendida Hayley Atwell, quasi (a sorpresa) la vera protagonista della pellicola, e dal più introverso Esai Morales, il villain “umano” della storia.

Menzione d’onore obbligatoria invece alla penetrante Paris di Pom Klementieff, sidekick molto "bondiana" che sembra fare anche un po' il verso alla Harley Quinn della DC Comics.

Completano il cast Cary Elwes, Shea Whigham, Greg Tarzan Davis e Frederick Schmidt.

 

In definitiva Dead Reckoning Parte 1 è un prodotto dall’intrattenimento assicurato costruito per il Box Office ed è anche l’ennesima pellicola di Tom Cruise destinata, nonostante si tratti di una “premessa” che arriverà a conclusione soltanto tra un anno, all’enorme successo planetario.

 

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E non c’è Entit(I.)A. che possa riuscire a fermarlo.

 

Voto: 7

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