Regia di Christopher McQuarrie vedi scheda film
L’idea di base è buona e quanto mai attuale (il pericolo di affidare “in toto” la nostra vita, i nostri sistemi sociali e gli apparati militari all’Intelligenza Artificiale) e la pellicola parte con una ottima dose di suspence. Diventa in breve una sequenza un po' sfilacciata di locations e inseguimenti che possono risultare ridondanti e, comunque, meno riusciti rispetto ad altri della stessa serie. La sequenza di Roma l’ho trovata noiosetta, leggermente meglio quella di Venezia. Tutti sembrano agire col pilota automatico e, allo stesso tempo, si fa un po' di fatica a tenere le fila di chi è con chi o contro chi, dal momento che c’è un continuo ribaltamento di fronti: il Direttore dell’Intelligence americana (la Comunità) sembra buono ma si scopre tentare di allearsi col vero cattivo (Gabriel); la killer al servizio di Gabriel, ad un certo punto, si redime e diventa buona (Ethan le ha risparmiato la vita a Venezia) rivelando dove si trova la misteriosa e onnipotente “Entità”; il ripescato Kittridge è, anche in questa occasione, sul filo dell’ambiguità mentre la new entry Grace si rivela il vero elemento di novità e freschezza (in sostituzione della ottima Ilsa Faust che soccombe). Una formula che mostra traccia di consunzione e in cui perfino Cruise sembra avere perso un po' di entusiasmo (l’età passa anche per lui). L’onnipresente marchio di fabbrica delle sue produzioni, ovvero le immancabili e irrinunciabili corse a piedi e in moto, alla fine stancano oltre ad essere assolutamente prevedibili. Ci si risolleva nella lunga, e adrenalinica (seppure nemmeno questa originale) sequenza del treno che vale il prezzo del biglietto e che racchiude anche la strepitosa scena stunt di cui tanto si è parlato. Ci si diverte e non ci si annoia, tutto sommato, tenendo conto anche della durata notevole (oltre le 2 ore e mezza) ma siamo lontani dai fasti dei primi capitoli o anche semplicemente dal penultimo “Fallout”. Attendendo fiducioso la seconda parte, devo dire di essere rimasto molto più soddisfatto dall’ultimo capitolo di Indiana Jones, giusto per fare un confronto con l’altro “kolossal” nelle sale (il quale, per inciso, si apre con una sequenza ferroviaria assai simile a quella di Dead Reckoning; e le analogie non si fermano qui: sequenze in Italia, utilizzo della 500 per gli inseguimenti...) .
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