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The Northman

Regia di Robert Eggers vedi scheda film

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La recensione su The Northman

di mck
8 stelle

Robert Eggers marcia fermo sul posto diretto verso HollyWood, che un poco si muove verso di lui.

 

Divenuto berserkr invece che monarca a causa di uno zio (in senso letterale, oltre che allegorico) bastardo, Amleth (che il Bardo di Avon rinominerà con omeopatica metatesi Hamlet) trova la sua scuotilancica Ofelia nella Rus’ di Kiev - la terragna slava Olga del bosco di betulle - e il suo destino (coincidente con quello della tragedia shakespeariana e non con quello della Vita Amlethi contenuta nelle Gesta Danorum stese da Saxo Grammaticus che sta alla base della versione finale dell’Ur-Amleto e ne costituisce le radici norrene) in Islanda, alle averne Porte di Hel(l), sulle pendici dell’Hekla, trasformando la vendetta in un atto d’amore protettivo verso la propria genìa futura raffigurata sull’Yggdrasill di famiglia.

 


Una questione di privilegi di classe, con qualche danno collaterale sgozzato sul posto.

Nel solco, per ragioni scientemente produttive (ché altrimenti Robert Eggers, se avesse voluto, avrebbe girato il suo rohmeriano “Perceval le Gallois”, no?), tanto di “the Vikings” di Richard Fleischer e di “Valhalla Rising” di Nicolas Winding Refn quanto di “Game of Thrones” e di “Vikings” (più GoT che VR, e - considerando che GoT è un’ottima serie ma non fa parte dell’Olimpo e che VR è il miglior film di NWR - ciò non è per forza un male), il terzo lungometraggio del regista di “the Witch: a New England FolkTale” e “the LightHouse” perde il confronto (in)diretto con “the Green Knight” (iniziando praticamente - non che ci fosse un altro modo filologicamente corretto per farlo - in maniera identica) di David Lowery, un altro hipster, e quello un po’ più a distanza con “Excalibur” (qui Draugr) di John Boorman, che son entrambi lavori d’un’altra pasta e razza.

 


Uppsala, Kyïv, Costantinopoli: schiavi a disposizione per tutti.

E anche “The Ice-Shirt”, il primo volume dei “Seven Dreams” di William T. Vollmann, rimane un’altra cosa e resta lontano, certo però è che potrebbero bastare quei pochi frame in pp.p. ortodonticamente iperrealista di Inieta Sliuzaite e quei pochi secondi in cui, sineddoche onirica di Anya Taylor-Joy, cavalca un compagno di galoppate e scuderia di Sleipnir gettandosi in plongée antigravitica verso il Valhalla sulle grandiosamente onomatopeiche note di Robin Carolan e Sebastian Gainsborough in arte Vessel per assegnare/conferire al film un proprio senso (di necessità).

 


È l’harpastum ch’è migrato al nord o il knattleikr ch’è migrato al sud?

Sceneggiato con Sjón (Sigurjón Birgir Sigurðsson), paroliere per Björk (qui interprete della veggente svetovitiana), consegnando al protagonista una scusa per uccidere il fratellastro pre-adolescente, “the NorthMan” segna un ottimo passo laterale, né avanti né indietro, per Robert Eggers, che porta con sé nella HollyWood di Arnon “Te la rimonto io l’America!” Milchan i suoi storici collaboratori: fotografia (compresi i reshoot) di Jarin Blaschke e (ri)montaggio di Louise Ford.

“Ti vendicherò, padre. Ti salverò, madre! Ti ucciderò, Fjölnir!!”
Scritta sovrimpressa in rune: “anni dopo”…
“Ti ucciderò, madre!! Ti vendicherò, Fjölnir! Ti salverò, padre.”
Oh, la legge del telefono senza fili, anche in versione “chiamata verso sé stesso”, non perdona.

 


Alexander Skarsgård contrae rutilante i muscoli e, da sorta di co-creatore del film qual è, lo è, il film. Nicole Kidman licenzia una delle sue migliori prestazioni degli ultimi anni, Ethan Hawke, prima di tuffarsi in “Zeros and Ones”, la distopia documentaria di Abel Ferrrara, qui ha ben poco da invidiare ai regnanti cavalier-soldati del “the Last Duel” di Ridley Scott, Anya Taylor-Joy si prepara per il cast corale riunito in “Amsterdam” da David O. Russell, per il tour de force del “Furiosa” di George Miller e per il post-Kamera Obskura e pre-Lolita del nabokoviano “Laughter in the Dark” di Scott Frank (in cui sarà l’amante giovane o la moglie?) e Claes Bang compie compiutamente il suo dovere, e poi c’è Willem Dafoe (“Poor Yorick!”, qui Heimir), mentre chiudono il vasto cast, tra gli attori principali, Olwen Fouéré, Kate Dickie, la già citata Björk e il piccolo Oscar Novak. Consulenza di Neil Price (come Kip Thorne per “Interstellar”).

 


Una bella avventura, in attesa di sapere se l’eventuale secondo remake del “Nosferatu” di Murnau dopo quello herzoghiano sarà un ritorno alle origini o un altro fermo marciare sul posto.

 

• Filmografia completa di Robert Eggers.

- Hansel & Gretel (2006, B/N, 16:9, muto, 25’) - * * * ¼
- the Tell-Tale Heart (2008, colore, 4:3, sonoro, 20’) - * * * *
- Brothers (2013, colore, 4:3, sonoro, 10’) - * * * ½
- the VVitch: a New England Folk-Tale (2015, colore, 4:3, sonoro, 90’) - * * * *
- the LightHouse (2019, B/N, 4:3, sonoro, 105’) - * * * *
- the NorthMan (2021-’22, colore, 2.35:1, sonoro, 135’) - * * * ¾
- Nosferatu (2023-’24, B/N, 4:3, sonoro, ?)         

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