Regia di Robert Eggers vedi scheda film
"Alla fine sei come tuo padre.....il male genera il male".
La famiglia, la difesa della consanguineità, il tradimento, l'amara sorpresa dopo decenni trascorsi a tramare vendetta.
Amleth, il giovane figlio unico di un valoroso re di un piccolo stato scandinavo attorno al 900 d.c., assiste all'uccisione del padre da parte del fratellastro che brama al potere, impossessandosi anche della moglie del defunto, quasi a trattarsi di un diritto acquisito.
Scampato alla medesima sorte del padre, il ragazzo cresce come guerriero e impara l'arte del combattimento, ma si dilegua e spaccia per schiavo quando viene a conoscenza che lo zio ha perso il regno (come da profezia paterna) e si è ritirato in Islanda ad allevare bestiame.
In quel luogo e in quella fattoria, Amleth, sotto mentite spoglie di servo, verrà trattenuto come schiavo assieme ad una bella ragazza che diventerà la sua promessa devota.
Ma, nel venire a compimento il proposito di vendetta dell'ex principe Amleth, lo stesso verrà a conoscenza di un inganno ancora più atroce, che gli imporrà di porre in essere una giustizia ancora più drammatica e sanguinosa, in grado di devastare valori come la famiglia e la consanguineità, già compromessi dal tradimento di un ventennio prima occorso con l'uccisione del padre da parte del losco zio. C'era molta attesa di ritrovare il giovane ed assai amato regista trentottenne statunitense Robert Eggers, qui al suo terzo progetto cinematografico, dopo le due folgoranti esperienze rappresentate dal torvo The Witch e dell'ancora più inquietante ed affascinante The Lighthouse.
E questo The Northman conferma Eggers come un regista di carattere, in grado di farsi ammirare per stile di racconto e costruzione di atmosfere ancora una volta caratterizzate, a livello esteriore, da lande nordiche desolate ove il freddo, il ghiaccio e i cieli plumbei si alternano al non meno inquietante magma di eruzioni vulcaniche degne di un girone infernale.
Ci troviamo ai limiti del regno degli dei comandati da Odino, in un mondo dominato da guerre, schiavitù e prepotenza, in cui anche i valori un tempo inviolabili della famiglia paiono offesi e traviati dalle trame oscure che la corsa al potere suggerisce ed ispira.
Ed Eggers conferisce un'impronta shakespeariana ai suoi personaggi e alla sua storia, che risulta una vera e propria tragedia e che conferisce carattere al film e un valore quasi preveggente e metaforico, se si pensa solo un po' alla guerra fratricida che oppone russi ad ucraini in questi nostri non meno violenti tempi moderni in cui poco pare cambiato a livello di istinti primitivi.
Non a caso, probabilmente, il nostro protagonista porta un nome così evocativo come Amleth. Dopo quel Valhalla Rising magnetico e quasi psichedelico che ha contribuito a rivelare il talento del regista danese Nicolas Winding Refn, pareva rischioso tornare in terra normanna senza patirne un confronto impari e avverso.
Ma Eggers, al di là di confronti di fatto inutili, esce comunque a testa alta anche in questo suo terzo lavoro complesso ed affascinante, che evita anche nei dialoghi moleste modernizzazioni sempre in agguato, grazie anche a un dialogo aulico che rende credibili quasi tutte le situazioni.
Nel cast ricco di star si segnala un motivato e muscolare Alexander Skarsgard che riesce a rendere palpabile la furia che lo anima e lo rende leggenda.
Ma anche Claes Bang, zio perfido, Nicole Kidman, madre delle sorprese amare e dolorose, e Ethan Hawke in un ruolo di breve durata ma di sostanza, convincono molto, così come il volto da elfo ammaliante che si estrapola dalla bellezza non convenzionale di Ana Taylor-Joy.
Sì aggiungano infine due camei di lusso per Willem Dafoe e per la cantante Bjork.
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