Regia di David Leitch vedi scheda film
Film interessante nella sua banalità. Inequivoco all'apparenza, ma dicotomico nella sostanza. O, forse, tutto il contrario. Interessante, ma forse autoillusoria, la presenza di una critica di genere e della società. Se la troverete anche voi, o se non disdegnate l'ultraviolenza, probabilmente vi piacerà. Diversamente, alla larga!
La filmografia del regista getta inevitabilmente un'ombra di pregiudizio. Ombra che, comunque, i primi 15 minuti di visione non fanno altro se non corroborare con i fatti. Provando a non essere prevenuti, si potrebbe perfino ipotizzare una critica socio-culturale a fine visione.
Andiamo con ordine. Dopo 15 minuti ho sospeso lo spettacolo a tempo indeterminato, per poi riprendere dopo alcuni giorni: a 15-20 anni, avrei trangugiato tutto d'un fiato, tra risate e compiacimento per la violenza "ironizzata" in stile revival anni '80. Ormai, però, quegli anni sono più che raddoppiati, e di sangue sotto i ponti cinematografici ne ho visto scorrere tanto da averne più che abbastanza. Non fraintendetemi: non che voglia fare il finto perbenista, censurando la violenza cinematografica come uno scolaretto collegiale. Solo che... est modus in rebus! Negli anni '80 era "fico" staccare un braccio al cattivo e riderci sopra, ma era anche la prima volta che si faceva. Adottare oggi quello stratagemma è un po' come voler far ridere con le torte in faccia, o impressionarsi per una ripresa frontale del treno che sopraggiunge.
Tutto, qui, sembra pensato per impressionare, a partire dagli attori. Basti pensare a Channing Tatum, assoldato per un'apparizione di pochi secondi, e Ryan Reynolds per un cameo degno di Alfred Hitchcock. Poi c'è il treno, l'alta velocità, pistole, mitra, bombe, veleno, serpenti, spade, mafia, killer... Mancano le piaghe d'Egitto, e poi... signori: en plein!
Andare ad accumulo può provocare fatalmente reazioni allergiche. Ecco, quindi, che la strategia del regista potrebbe finire per rivelarsi addirittura un boomerang.
Intanto all'opera va il merito di avermi spinto a comparare la velocità di questi iperbolici e assai rinomati treni giapponesi con quelli nostrani, giusto per scoprire che... il nostro Italo Treno bagna il naso al collega d'oriente. E se qualcuno stesse per caso pensando che: "Ma vuoi mettere come suona "Shinkansen", rispetto a un banalissimo "Italo"", sarà utile rammentare che il significato dell'altisonante espressione del sol levante, altro non significa se non "nuovo tronco ferroviario". Certo che un Brad Pitt che fa il figo salendo sul "nuovo tronco ferroviario" sarebbe poco credibile. Quindi teniamoci il nome incomprensibile, ma altisonante, e buttiamolo nel calderone della ricetta.
Insomma, ma quindi questo film è buono o pessimo? Risposta semplice: non pessimo. O, almeno, ci si può trovare (anche) del buono. A patto di volerci vedere autoironia sul genere. Cosa che, comunque, partendo dal retroterra del regista, sembra poco verosimile. Ma mettiamo da parte i pregiudizi, e facciamo finta che questi non sia un energumeno nato come stunt-man. Immaginando di ravvisare una critica, sia agli action movie americani, sia alla società che li sforna, si potrebbe trovare anche qualcosa di meno superficiale. Per esempio, appunto, fare il verso al dilagante affastellamento di situazioni inverosimili che vedono contrapposti comuni mortali in combattimenti da semidei, in cui escono miracolosamente e sistematicamente illesi. Soprattutto, una luce sembra accendersi verso il finale, nel dialogo tra l'anziano e Brad Pitt, in cui a esser presi di mira sembrano proprio i costumi occidentali (in particolare americani), con la presunzione di sentirsi elevati e illuminati, salvo poi rivelarsi bambini capricciosi e imbelli. Chiunque abbia avuto qualche volta nella vita a che fare con quel genere di americani, sa bene cosa intendo: quelli che fanno yoga, meditazione, beneficenza, poi si ubriacano, sfasciano cose, se li separi dall'Ipad più di 7 minuti vanno in crisi esistenziale, etc. Solo quel dialogo vale più del resto del film. Almeno per chi vuole coglierci ciò che io ci ho colto.
Ma forse è solo una pia illusione, e tutto, ma proprio tutto, sta assieme solo per intrattenere senza doppi fini, e senza alcuna ambizione di critica sociale. Oltre che, ovviamente, per l'immancabile spottone dell'Audi. In questo caso, oltre che ai fan del marchio tedesco, gli spettatori ideali di quest'opera saranno senza dubbio i consumatori seriali di rappresentazioni fantasiose dei metodi per smembrare o eliminare esseri umani, nonchè i patiti dei semidei cinematografici, capaci di sopravvivere a un paio d'ore di scazzottate, pistolettate, incidenti vari, bottigliate, coltellate, e ancora avere voglia di filosofeggiare. E se un film va giudicato per il genere cui pertiene, beh... allora in questo troverete pane per i vostri denti.
Voto finale? 3 stelle. Per quello che ci ho visto io. E voi, cosa ci trovate, invece?
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