Regia di David Leitch vedi scheda film
DIVERTENTE, ESAGERATO E PERFETTO PER RILASSARSI. EPPURE OGGETTIVAMENTE HA DEI DIFETTI EVIDENTI E NON E' DI SICURO UN GRAN FILM, NONOSTANTE LA PRIMA META' SIA OTTIMA E GODIBILE.
L'ultimo film visto in questa estate 2022 è adatto per spegnere il cervello e divertirsi un po'. Dirige il regista di "Deadpool 2" e "Atomica bionda", David Leitch, che il suo mestiere lo sa fare: gira l'azione mescolata alla commedia. E alla fine è di questo che si tratta anche in "Bullet train". Il film incomincia creando una buona atmosfera e catapultando il pubblico in un Giappone moderno e particolare: tra l'altro non male la fotografia bluastra e violacea. Si inizia subito in pieno pathos, con un Brad Pitt migliore del solito, ma non ai livelli dei ruoli affidategli da Tarantino (tanto per citare una delle ultime collaborazioni più fruttuose). Però Tarantino non l'ho messo in mezzo a caso, perchè i parallelismi tra "Pulp fiction"/"Kill Bill" e "Bullet train" sono inevitabili, a partire da un uso della violenza fumettistico e ironico. Ma questo accostamento vale anche per i personaggi messi in scena: sono tutti delle macchiette e ho notato il tentativo di rendere ognuno di loro iconico; i due killer, uno bianco e l'altro nero, che sono come fratelli, parlano di argomenti fini a se stessi, hanno ossessioni strambe e bisticciano di continuo, non possono non ricordare Samuel L. Jackson e John Travolta nel già nominato "Pulp fiction". Al di là di questo, le disavventure sul treno sono spassose sebbene a volte prevedibili, ma poco importa. In realtà il problema maggiore sta nella seconda parte, che scade fin troppo nell'esagerazione (la scena più spettacolare e assurda del film non è concepibile e la sospensione dell'incredulità crolla, perché David Leitch non è Quentin Tarantino e pertanto non riesce a rendere credibile l'impossibile a questi livelli). Il film poi tende a mostrarti alcuni dettagli in modo ripetitivo: c'è una scena in cui il pubblico sa che all'interno di un oggetto si nasconde un tranello (tanto per evitare spoiler sto sul vago), ma il regista te lo mostra di nuovo per la terza volta, come se lo spettatore abbia l'Alzheimer e si sia dimenticato ciò che ha visto venti minuti prima; insomma, basta farle vedere una volta le cose, senza bisogno di ricalcare troppo. Per la prima metà il film accenna al combattimento di spade tipicamente giapponese, ma l'azione si svolge con armi da fuoco e cazzotti. Invece la seconda parte diventa "Kill Bill", "La tigre e il dragone" eccetera, con sequenze ricche di coreografie e duelli con spade, che cerca di dare un significato profondo alla vendetta e alla lotta tra bene e male, anche se non è che si dica nulla di nuovo e forse si pecca di presunzione, per un film che era partito bene, come un ottimo mix di azione e commedia, ma che finisce osando più di quanto potesse fare.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta