Regia di David Leitch vedi scheda film
È immaginabilissima la vendibilità di un prodotto vecchissimo come Bullet Train: sembra ricordarci come il tarantinismo di superficie sia diventato, con l’occidentalismo sfrenato dei blockbuster sudcoreani, il frutto di una cattiva interpretazione, che confonde il vezzo di genere con la caricatura. Allora si ammetta pure che un fumettone come questo possa venire a noia: ci ricorda la povertà di idee e lo squallore del riciclo al cinema, che punta su sollazzevoli ma faciloni riferimenti pop per far felice qualcuno ma non ammette fantasia se non la minima richiesta per un film a incastro con una decina di personaggi, tutto cliffhanger e ellissi da grammatica seriale-televisiva, scritto col pilota automatico. Quando all’ennesima idea “grottesca” si risponde con l’ennesima battuta del “Fatti vedere da uno bravo”, tutta l’esilità del giocattolone mozza qualsiasi desiderio di lasciarsi intrattenere.
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