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Ambulance

Regia di Michael Bay vedi scheda film

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Souther78

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La recensione su Ambulance

di Souther78
1 stelle

Film riconducibile alla più ampia categoria di opere finalizzate alla manipolazione delle masse. Apparentemente innocuo, non rinuncia però a impiantare - qua e là - pensieri parassiti. Comunque al di là dell'inverosimile da inizio a fine. Buonista nel senso più depravato del termine: l'apologia del cattivo trasformato in buono.

 
Il cinema, come arma di suggestione di massa, è cosa antica, ma sempre più prepotente. Qui l'imprinting è abilmente subliminale: non è Milk, che fa l'apologia del capetto omo di turno. No, qui, a tradimento, un tipo qualunque se ne esce menzionando il marito, senza alcun tipo di collegamento logico-narrativo. Non si parla neppure apertamente di razzismo: non è Mississippi Burning, dove puoi approvare o dissentire, ma comunque si propone allo spettatore una riflessione. No, qui, semplicemente, il buono è il nero, nonostante sia l'attore sconosciuto a fianco della superstar (peraltro l'unica di tutto il film), che, tanto per cambiare, rapina banche e spara ai poliziotti, ma per salvare il figlioletto malato, e poi li cura volenterosamente. Poi, siccome qualche cattivo folkloristico andava pur messo in mezzo a Los Angeles, per controbilanciare i teppisti messicani ci hanno piazzato la madre Teresa infermiera, pure messicana.
 
Subliminale è qualcosa che non viene presentato esplicitamente, ma finisce direttamente a formare quel sottobosco di convinzioni e idee, che spesso riteniamo ci appartengono, mentre invece ci sono state semplicemente trapiantate. Non passando dalla parte analitica, non vengono messe in discussione, ma semplicemente filtrano. Ad esempio, se io faccio 100 film e in 90 di questi metto anche solo un riferimento all'omosessualità, ecco che nel pubblico si ingenererà la convinzione che questa sia la normalità. Basta poco per creare miti e mitologie sul nulla, tanto, poi, chi va ad approfondire? Alcuni giorni fa discettavo attorno a un articolo che disquisiva del miracolo alla rovescia che ha permesso di trasformare una società puritana come gli Stati Uniti nella prima fautrice dei (dis)valori lgbqt. Ma la magia è proprio in questo: non serve realmente modificare il sentire di una intera società. Allorchè la classe politica, quella dirigente, l'alta finanza e i media sono tutti espressione di un medesimo potere, da un lato quel potere avrà strumenti significativi per incidere sul sentire collettivo, alterandolo: è il caso delle guerre statunitensi, approvate dalle masse soltanto a seguito di raggiri come Pearl Harbor, 11/9, etc. Ma poichè non è possibile, nè tantomeno rapido, alterare tutti i valori o i pensieri più profondi in larghe parti della società, oltre a intervenire massivamente sui più suggestionabili per definizione (i giovani), è facile avvalersi dei media per far sembrare che il consenso sia assai più esteso che nella realtà. In questo modo, poi, si scoraggiano anche i dissenzienti dall'esprimersi e dall'esporsi, amplificando ancor più la - artificiale - assenza di dissenso.
 
Tornando al film di Michael Bay, l'inseguimento si trasforma ben presto in una gara di sopravvivenza per l'attenzione, il buonsenso e l'intelletto degli spettatori, ammorbati da inseguimenti ridicoli con un perenne senso di deja vù, personaggi senza alcun senso, a partire dal capitano della polizia che va in giro con una 500 degli anni '60, portandoci pure un cane talmente grande che sarebbe stato impossibile perfino cambiare le marce. Elicotteri del tiggì che si sovrapporrebbero a quelli della polizia in zone di inseguimenti, tanto da trasmettere in tempo reale sparatorie senza nemmeno censurare i volti o i dettagli raccapriccianti. Il fondo, però, lo si raggiunge con l'intervento "a mano libera", che è semplicemente ridicolo e ripugnante.
Sceneggiatori stupidi non possono che dar vita a personaggi stupidi, e in balìa dei copioni: basti pensare alla confusione mentale che dovrebbe caratterizzare qualcuno capace di sparare prima a un poliziotto per salvare il fratello, e poi al fratello per salvare il poliziotto (da che, poi, non si sa, vista la situazione).
 
Due ore di riprese ostentatamente in movimento, che malcelano la staticità narrativa e la povertà attoriale: a parte Gyllenhaal, infatti, l'inespressività regna sovrana. Del resto, se prendi attori misconosciuti per risparmiare sul budget o per motivi "politici", ricevi ciò per cui hai pagato.
 
Filmetto sconclusionato con l'unico scopo di concorrere a suggestionare il pubblico in modo occulto, offrendo un paio d'ore di (apparentemente) facile intrattenimento.
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