La recensione su Ambulance

di alan smithee

3 stelle

AL CINEMA

L'America è sempre quella dei virtuosi, ovvero l'America di chi può essere eroe anche quando sbaglia, soprattutto se sbaglia a fin di bene e per una giusta causa.

Michael Bay ed il suo cinema tutto movimenti virtuosi e cuneiformi, è irrimediabilmente legato a questo concetto, che diventa una fissazione non dissimile all'ossessione per la salvaguardia della famiglia presente, oltre che nel suo, anche e soprattutto nel cinema del suo degno collega e rivale Roland Emmerich.

Qui, in questo interminabile e rocambolesco Ambulance, un ex veterano decorato si sta affannando a trovare i soldi necessari affinché la giovane moglie venga sottoposta ad una operazione che le salverà la vita.

Ma l'assicurazione cattiva e sorda agli scongiuri del buon padre di famiglia, manifesta la sua indisponibilità ostentando burocrazie a ripetizione e risponditori automatici di numeri verdi sordi ad ogni più accorato appello.

L'uomo dovrà pertanto ricorrere all'aiuto del fratellastro, un delinquente conclamato, che anziché prestarli i soldi, lo coinvolge in una rapina in banca che avrà esiti catastrofici.

In fuga, i due, unici sopravvissuti, si imbatteranno in una tosta infermiera che trasporta un poliziotto ferito da loro stessi su un'ambulanza.

La fuga dei due fratelli ladri, più la paramedica tosta più veloce d'America anima quasi tutto il film.

Ma prima, per farci intendere quanto è ganza la giovane, ce la si presenta mentre salva una bambina incidentata con ringhiera incastrata nella pancia in 12-minuti-12!, per poi recarsi subito dopo, un po' delusa per la prestazione, a mangiare sushi con il collega. Cam, questo il nome dell'infermiera, è una creatura votata alla santità grazie ad uno spirito di abnegazione degno di Giovanna D'Arco.

Sotto le cure eroiche di questa temeraria figura angelica, troviamo pure un poliziotto scemo, ferito per amore (sotto-vicenda da paura che suscita rabbia solo a farsela tornare alla mente): costoro, con i fratelli-ladri al volante, intraprenderanno loro malgrado una fuga per tentare di uscirne vivi, in cui ognuno avrà bisogno dell'altro, indipendentemente dal ruolo che il destino ha scelto di affibbiare a ciascuno di essi.

E quindi fughe, operazioni d'urgenza "ravanando" un po' a casaccio nella pancia della vittima; le immancabili macchine della polizia che volano e si schiantano ovunque anche senza la presenza di evidenti ostacoli; dalla parte della legge, ecco poi un poliziotto superficiale e macho con cane obeso che ostenta battute che si pretenderebbe colme di ironia, cui fa da contraltare un agente FBI scrupoloso e gay che cerca di evitare i danni dell'altro collega molesto.

Una decina d'altri personaggi minori, uno più inverosimile dell'altro, completano un parterre dell'assurdo, ove gli schemi atti ad esaltare la retorica americana vengono ripercorsi in tutti i loro più triti e devastanti cliché.

A Bay manca completamente il senso del limite, oltre che spesso anche del ridicolo, e probabilmente il cineasta si convince che girando scene tecnicamente ineccepibili (glielo concediamo), ma ripetitive sino alla noia, movimentate da voli pindarici eseguiti grazie ad acrobazie di droni e ed altra tecnologia all'avanguardia, sia sufficiente per assurgere a qualcosa che assomigli alla maestria senza eguali di Michael Mann.

Eiza González, Jake Gyllenhaal, Yahya Abdul-Mateen II

La scena della rapina, per quanto concitata e tesa, rimane una gran confusione visiva che nemmeno si avvicina alla scena cult in Heat di Mann.

Il film, frutto di una rivisitazione di un omonimo film danese del 2005, è soprattutto scritto malissimo, ridondante e logorroico nella definizione dei singoli personaggi, che potranno anche essere caratterizzati da bravi interpreti di carisma come Jake Gyllenhall, volenterosi come Yahya Abdul Mateen II, o attraenti come la stupenda Elza Gonzalez, ma che restano inevitabilmente intrappolati nell'assurdità dolciastra e retorica di figurine schematiche forzate ed eccessive anche qualora agissero all'interno di un film di supereroi.