Regia di Damien Chazelle vedi scheda film
Se vogliamo parlare di un film controverso non possiamo non parlare di Babylon di Damien Chazelle.
È una pellicola controversa perché è eccessiva in tutto a partire dai costumi fino alla durata del film, passando per i toni e il trucco. È evidente che è tutto voluto, che è tutto pianificato nei minimi particolari.
Quello che ha creato il regista è un inno al cinema, a tutto il cinema a partire da quello muto fino ad Avatar, a quello che può dire e regalare questo mondo.
È chiaro che il modo in cui il mondo del cinema viene descritto può lasciare interdetti, soprattutto gli addetti ai lavori di Hollywood, ma anche chi, vedendo il film pensava di vedere una rosa senza spine, ed invece si tratta di una rosa con molte spine.
I rimandi più o meno espliciti ai grandi film che hanno trattato lo stesso argomento come “Viale del tramonto” o “Cantando sotto la pioggia” sono disegnati con un amore e una poesia che pochi potrebbero riuscire a proporre. Bellissimi anche ai richiami a film come “Cabiria” o alle pellicole di Rodolfo Valentino.
La performance di Margot Robbie è semplicemente sublime ed è incomprensibile come non possa essere stata almeno considerata per i premi oscar. Bene anche il resto del cast soprattutto Diego Calva e Tobey Maguire (nella parte del cattivo della situazione). Se la cava anche Brad Pitt in un personaggio che è la chiara descrizione del cinema anni 20.
Quel cinema libertino, estremo, tra omosessualità, droga vizi e libertà che si perderà con l’avvento del sonoro e delle regole più rigide e politicamente corrette.
Il lavoro sue due protagonisti è incredibile: se per il personaggio di Nellie Leroy interpretato da Margot Robbie è stato preso spunto dalle due attrici Clara Bow (il seno scoperto e la scena dell’entrata al college) e Alma Rubens (per la sua vita sregolata), per Brad Pitt, il mix rivela addirittura tre attori: Joh Gilbert (nella recitazione), Clark Gable (per il carattere un po’ depresso e i matrimoni) e Douglas Fairbanks (anche per l’aspetto fisico).
Il film in sé è un viaggio infinito nel mondo del cinema, un viaggio violento, crudo e poetico allo stesso modo emozionante. Ha sicuramente dei difetti e dei problemi (forse anche di montaggio) ma è un viaggio troppo magico.
Estremizza i difetti di quel mondo, di quella vita, di quella società con immagini che vanno oltre il limite, ma che hanno comunque un suo perché. Chi ama il cinema, che sia uno spettatore, un attore o un regista non può che definire il cinema “il posto più magico al mondo”
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