Regia di Damien Chazelle vedi scheda film
Claude Monet visse in un'epoca, come spesso accade nell'arte, di transizione nella quale era difficile sfuggire alle critiche, a frustranti bocciature. Il film di Chazelle racconta di questo, ma a parti rovesciate. L'epoca di transizione tra un modo di fare cinema e un altro: quello dell'avvento del sonoro e poi del colore. Nel Cinema sono le vecchie tradizioni a subire, pressoché immediatamente, la bocciatura da parte di un pubblico più aperto verso il nuovo. Ebbene, perché aprire questo mio giudizio citando il pittore ? Perché l'opera di Chazelle è certamente meritevole sulla parte tecnica. Come la tavolozza degli impressionisti, il colore, lo strumento di trasposizione dell'arte, è ineccepibile. Ma il film di Chazelle resta la tavolozza di Monet. Le ninfee del pittore transalpino furono trasposte su tela solo dopo un laborioso studio. Dimensioni del quadro, distanza d'osservazione, minuziose sfumature di colori studiate e ristudiate dal vero.
Babylon resta un bellissimo strumento in attesa di trasposizione sullo schermo. Una bozza d'opera. Perché laddove si deve trasformare in narrazione, in Cinema, si perde completamente. La trama è scarna. Quello che ci vuole raccontare resta smarrito in un'orgia non plasmata di anacronistico linguaggio volgare, tarantiniano, e niente più. Bravissimi gli attori, che aggiungono nella metafora dei "pennelli" d'autore. Ma senza il tocco finale, l'opera galleggia nella terra di nessuno. Voto 5
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