Regia di Domenico Paolella vedi scheda film
Commedia all'italiana. Un film che ricorda molto da vicino il successivo Una vita difficile (Risi), in cui si esaltava un Sordi pressochè antitetico a questo Totò (un Sordi vitale, reattivo, camaleontico, eppure sempre costretto a limitarsi e ad adeguarsi ad una società in fasullo, ma perenne mutamento); la critica sociopolitica ad una nazione sostanzialmente immobile, pur nei suoi proclami rivoluzionari (fascismo, guerra, repubblica) di facciata, è la medesima in entrambi i lavori. Totò è qui una maschera agrodolce che, limitandosi nel macchiettismo ed approfittando di una buona serie di spalle eccezionali (Stoppa, Mario Carotenuto, Foà, la Pica), riesce a pungere quanto basta, senza infierire e senza mai apparire retorico, nel fianco di un 'sistema': gli estremi per una censura non ci sono, eppure l'idea dell'Italia che esce da questo film è quella di una nazione piuttosto misera, gretta, disperata, in mano ad un branco di furbacchioni e di opportunisti.
Il capostazione di un paesino isolato (in cui passa un solo treno al giorno) chiede un trasferimento che tarda ad arrivare; l'avvento del fascismo complica la sua situazione, soprattutto quando si sposa (senza molta convizione) con una donna 'non ariana'. E nemmeno la fine della guerra e la visita del ministro riescono a farlo promuovere o soltanto muovere.
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