Regia di Christian Carion vedi scheda film
MAI PROIETTATO NEI CINEMA ITALIANI
VISTO SU PRIME VIDEO NEL MAGGIO 2022
Accorgersi dell’amore per un figlio nel momento più drammatico, dopo aver appreso che qualcuno, chissà chi e chissà perché, l’ha rapito durante un accampamento per ragazzini nella campagna scozzese. E da quel momento tirare fuori una forza sconosciuta per rimettere le cose a posto. Protagonista della drammatica vicenda raccontata da questo My Son è un agente di una compagnia petrolifera che ha messo i propri lunghi e continui viaggi di lavoro davanti all’affetto e ai doveri nei confronti della moglie e del figlio ancora molto piccolo.
Il film del regista francese Christian Carion (che replica se stesso dopo aver realizzato in patria un lungometraggio omologo, Mon garçon, nel 2017) comincia proprio col protagonista che raggiunge l’ex compagna sul luogo della sparizione del bimbo. E fin dal primo momento, fra malintesi e tensioni con la polizia, con la stessa ex moglie e col nuovo compagno di lei, le cose cominceranno a non tornargli.
Una storia di sconvolgimento e risveglio quella che ha come interprete principale quel James McAvoy reso celebre dalla saga di X-Men, ma che avevo avuto modo di apprezzare prima, nel 2010, con il compatto The Conspirator. L’attore di Glasgow si conferma versatile e credibile e il suo padre scettico, sospettoso, pervaso da senso di colpa, maldestro ma determinato, è la rotella che gira meglio di tutto il meccanismo.
La bella fotografia di un paesaggio per lo più country, plumbeo e umido, appesantito come l’animo irrequieto dei personaggi e una colonna sonora azzeccata, non bastano a compensare il calo di elettricità che la narrazione in immagini paga man mano che procede verso la resa dei conti nonostante, di contro, i tempi dell’azione siano comunque congeniali al genere. Al fianco di McAvoy, nei panni della madre sopraffatta, c’è l’irlandese Claire Foy, volto televisivo arcinoto per la parte di una giovane regina Elisabetta II d’Inghilterra in due delle quattro stagioni della serie di grande successo The Crown. Se la cava nel ruolo del poliziotto leale una vecchia conoscenza del cinema britannico, Gary Lewis, che abbiamo conosciuto oltre vent’anni fa col ruolo di un padre confuso nel toccante e in qualche modo epocale Billy Elliot. Del tutto irrilevante la partecipazione di Tom Cullen (100 Streets nel 2016), importante ingranaggio di sospetti e malintesi ma che nella seconda parte è quasi del tutto dimenticato dalla trama.
Un film troppo serioso ma guardabile perché confezionato con criterio, il cui racconto tuttavia ha un eccesso di ellissi narrative involontarie e un finale che non rispetta le attese dello spettatore. Voto 5,8.
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