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Rigor Mortis

Regia di Timo Rose vedi scheda film

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La recensione su Rigor Mortis

di undying
5 stelle

Uno dei primi lungometraggi di Timo Rose, supportato agli effetti speciali da Olaf Ittenbach. Splatter tedesco che tenta di andare lievemente oltre al semplice effetto "disgusto". Riuscendoci solo in parte.

 

locandina

Rigor Mortis (2003): locandina

 

A causa di un terribile malinteso, Ritchie (Andreas Pape) assieme alla sua fidanzata Nadja (Anja Gebel) e al fratello Norman (Sebastian Gutsche) - quest'ultimo invalido su una sedia a rotelle - finisce al centro delle malevole attenzioni di un gruppo criminale, che opera sul web trafficando in virus e pirateria informatica.

 

"A poco a poco venne su di me una grande chiarezza. Non ci si poteva mai uccidere; la vita era degna di essere vissuta, perché Lui l'aveva donata. Ed essendo degna di essere vissuta, era anche giusto che venisse offerta diversamente da una cosa di cui non si ha più semplicemente voglia."

(Adrienne von Speyr)

 

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Rigor mortis: Andreas Pape e Sebastian Gutsche

 

Uno dei primi lungometraggi scritti, prodotti e girati direttamente in home video da Timo Rose, componente del gruppo di cineasti ed effettisti impegnati nella corrente ultra splatter tedesca. Film girato a basso budget, con evidenti limiti dovuti all’inesperienza ma in grado di offrire momenti interessanti in termini di sceneggiatura e soprattutto per gli impressionanti trucchi di Olaf Ittenbach. Sotto questo aspetto, alla "povera" Anja Gebel (l'anno seguente presente nel notevole Tears of Kali di Andreas Marschall) tocca il ruolo di soggetto torturato con dovizia di particolari, espressi in uno spettacolo raggelante di violenza facciale - accompagnato in maniera antitetica dalla romantica e classica melodia "Sonata al chiaro di luna" - al cui confronto quello con lamette sul corpo di Daniela Doria, in Lo squartatore di New York (Lucio Fulci, 1982), assume l'aspetto di sketch per educande. Ad operare sulla disgraziata è Thomas Kercmar, volto noto per la partecipazione - solitamente in ruolo di folle sanguinario - in svariati horror teutonici (ad esempio lo si intravede ne La petite mort e Prison of hell: K3). Le presenze di Andreas Pape nel ruolo principale, Marc Fehse e una veloce comparsata dello stesso Ittenbach, sono altri elementi che contribuiscono a definire ulteriormente i connotati di questo Rigor mortis, granguignolesco thriller destinato a un pubblico con buona dose di pelo sullo stomaco.

 

Rigor-Mortis-4

Rigor mortis: scena 

 

Però Timo Rose non si limita ad offrire sequenze disgustose fini a se stesse, ma lascia trasparire un senso di pessimismo e disillusione nei confronti della società (in genere occidentale e in particolare tedesca) che assume connotazioni al limite dello straziante in almeno due occasioni: quando Ritchie lamenta la sua delusione per la condizione in generale dell'essere umano (vittima di furti, stupri, violenze gratuite, atti deprecabili quali la pedofilia o più sottili forme di prevaricazione, tipo quella politica) e nel finale al cimitero, dove la sensibilità romantica dell'autore viene svelata con la messa in scena d'un atto strappalacrime e, al tempo stesso, nichilista, che accomuna la poetica macabra del regista a quella di Jörg Buttgereit, esplicitata drasticamente in Ter todesking. Rigor mortis è stato distribuito coraggiosamente da Alex Visani, nella preziosa serie di inediti in home video della Spasmo Video.

 

Rigor-Mortis

Rigor mortis: Dan van Husen 

 

"Ai nostri giorni, il suicidio è considerato un fatto di neurastenia, anzi di viltà, ed esso crea una sensazione di orrore. Presso i Romani, lo compiono gli uomini più degni e più posati: arriva un momento in cui la somma dei disgusti che si provano e che si aspettano è troppo superiore alla somma dei diletti; ci si uccide, e questo viene chiamato l'«uscita ragionevole» (insisto sulla parola «ragionevole», del tutto opposta alla nostra concezione moderna, per la quale il suicidio equivale più o meno allo squilibrio mentale). Non ci si dice che Bruto o Menenio si siano suicidati in una crisi di depressione nervosa; ci si dice che sono vinti e ci si fa capire che s'instaura un ordine che non vogliono sopportare; questa ragione pare più che sufficiente per giustificare il loro suicidio."

(Henry de Montherlant)

 

Trailer (video soggetto a limiti d'età)

 

F.P. 06/09/2021 - Versione visionata in lingua tedesca (durata: 67'18")

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