Regia di Scott Derrickson vedi scheda film
Denver, anni Settanta. Una mezza dozzina di ragazzini sparisce uno dopo l'altro. L'ultimo malcapitato è il 13enne Finney, che viene rinchiuso in uno scantinato dove c'è solo la tazza del water, un materasso e un telefono nero con filo tranciato di netto. La polizia - come da copione - brancola nel buio, ma per fortuna che la sorella di Finney ha la “luccicanza” e produce sogni premonitori che indirizzano correttamente le indagini, mentre Finney, proprio tramite il telefono, entra in contatto con gli altri ragazzi rapiti, dando parecchio filo da torcere al rapitore.
Il regista Scott Derrickson aveva dato buona prova di sé con The Exorcism of Emily Rose. Qui, invece, si perde in un racconto che fa leva unicamente sui suoni, la macabra maschera del rapitore cannibale (interpretato da Ethan Hawke e chiaramente ispirata ad assassini seriali reali come Jeffrey Dahmer e Ted Bundy) e un sovrappiù di sovrannaturale. Il risultato è un pasticciaccio indigesto, telefonatissimo - è il caso di dirlo - fin dalle prime battute.
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