Regia di Scott Derrickson vedi scheda film
AL CINEMA
"-Mi manchi Robin
-Allora rendimi giustizia!"
In una Denver di fine anni '70, un po' tenebrosa per atmosfera ed incupita dalla misteriosa scomparsa di alcuni studenti in età teen, la cui malasorte è attribuita alla presenza in città di un fantomatico maniaco soprannominato "Rapace", lo smunto e timido Finney cerca di cavarsela sia nella competizione sportiva che lo vede coinvolto, sia nei rapporti con i bulli della sua scuola, che cercano di sottometterlo e prenderlo di mira negli scherzi pesanti che organizzano a danno dei loro coetanei più miti.
Il ragazzo vive con un padre mezzo alcolizzato e tormentato dalla morte della moglie, una sensitiva con poteri di preveggenza attraverso i sogni. Dote che la donna pare abbia trasferito alla figlia minore Gwen, che tuttavia non può parlarne con nessuno per non irritare il già fragile e depresso padre.
Quando anche Finney rimarrà vittima del folle maniaco, ritrovandosi imprigionato in uno scantinato spoglio, in attesa che il folle eserciti su di lui tutta la sua pazzia omicida, il ragazzo, attraverso un telefono da muro nero, ufficialmente rotto, riuscirà a trovare la collaborazione delle vittime che lo hanno preceduto.
In possesso di dettagli ed informazioni utili alla sua sopravvivenza, il ragazzo riuscirà a spiazzare il pazzo omicida, in procinto ancora una volta di portare a termine il suo sadico gioco di gatto col topo, ma anche incuriosito dal comportamento meno schematico e prevedibile che ostenta questa sua nuova vittima designata.
Nel contempo la sorellina cercherà, sempre di nascosto dal padre, di collaborare con la polizia per il ritrovamento dell'adorato fratello.
Dopo alcune incursioni piuttosto interessanti nel genere horror, al culmine delle quasi si posiziona il valido Sinister del 2012 (ma anche Liberaci dal male, del 2014, non era male), e dopo aver provato il mondo delle produzioni a largo budget dirigendo il primo capitolo dedicato all'eroe Marvel Dottor Strange (2016), Scott Derrickson torna all'horror con questo atteso, inquietante sin dal manifesto, Black Phone.
Purtroppo però questo suo ultimo horror è devastato da una sceneggiatura scritta veramente in modo approssimativo, sovraccarica di elementi e spunti fantastici o sovrannaturali buttati giù senza criterio, in un accumulo scriteriato e male amalgamato che non giova a rendere almeno plausibile una vicenda pasticciata e intrisa di melensaggini e sentimentalismi spicci davvero fastidiosi.
Nulla di ciò che interviene ad agevolare le indagini o la salvezza del protagonista viene realmente sviscerato, ma serve solo a creare svolte utili ad infiacchire la figura più carismatica della storia, ovvero quella del serial killer, che un attore apprezzato e versatile come Ethan Hawke ha intuito potesse riuscire ad arricchire il proprio già completo curriculum di attore.
Invece il suo personaggio risulta svilito, insufficientemente sviscerato, macchiettistico, surclassato da dettagli di visioni confuse e sin troppo ripetute attraverso sogni e telefonate dall'aldilà che risultato più ridicole che inquietanti.
Un vero peccato, perché gli elementi per rendere interessante e riuscito questo Black Phone potevano esserci, se si fosse probabilmente provveduto a curare meglio lo script, concentrandosi magari con più scrupolo sii dettagli di una storia che è troppo sgangherata per risultare minimamente convincente.
Anche nel mondo del cinema di genere, in cui fantasia ed elemento fantastico ben si prestano a soluzione a volte anche al limite dell'assurdo.
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