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Black Phone

Regia di Scott Derrickson vedi scheda film

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La recensione su Black Phone

di EightAndHalf
3 stelle

La domanda (la speranza!) era se, nel contesto della mediocre filmografia di Derrickson, il suo film paradossalmente migliore (Dr Strange), l'unico non horror, avesse potuto renderlo bravo, o almeno migliore. Invece qui continua con la ossessione per la mistione di generi su misura sicuramente per gli amanti della pop culture, senza smentire la sua proverbiale assenza di creatività o del minimo sforzo di andare oltre un semplice concept iniziale.

A parte la prevedibilità di ogni singola scelta, evento, azione, immagine, soggettiva, jump scare (l'unico orrore in questo casotto che ha combinato: fare esperienza di questo vuoto), l'idea di creare una storia di base non paranormale - quasi procedural, sulla scia dei suoi vecchi film - ma con appigli sparpagliati di paranormale degni della serie Disney Raven o delle idee cestinate di The Sixth Sense, è la cosa più pigra che potesse concepire. Una serie di plot twist automatici in cui il paranormale è solo deus ex machina; una successione di 'prove' che non ci rendono davvero conto dello spazio intorno al protagonista, che non si trasformano in una qualche riflessione in termini di messa in scena, ma sono solo la costante prova di ogni singolo punto morto durante il processo di scrittura.

Non c'è mai ambiguità a proposito della realtà o meno delle visioni vocali di Finn. E se c'è: dovremmo credere che sia un genio e che risolva da solo ogni segreto in questa sua escape room, o sta semplicemente seguendo qualche regola base dettata dai suoi amici fantasmi? Il paranormale è nella storia o no? C'è almeno qualche vibrazione à la Home Alone che possa tenere desta la nostra attenzione? O è solo il proseguire meccanico di un survival movie qualunque? Ma l'ambiguità non c'è, la sapidità totale della regia di Derrickson è talmente annichilente da lasciare, di questa ambiguità, solo l'imbarazzante economicità della trama, una lista di step infantili verso un prevedibile finale infantile. 

 

E proprio a proposito dell'essere infantile, ci sarebbe da discutere del tono del film. Sento già la controffensiva degli estimatori di Black Phone, pronti a dire che il film sarebbe volutamente infantile in quanto teenage drama kingiano che gioca con le aspettative dello spettatore e con le conoscenze che lo spettatore ha di questo tipo di mondo. Sarei sorpreso di scoprire di qualcuno che sia rimasto sorpreso di fronte a questo baraccone ma, anche accettando che si tratti di un film che accoglie volutamente toni infantili, questa sarebbe comunque la debole posizione da parte degli amanti della pop culture per difendere questo mucchio di sciocchezze. Infantilità o meno, c'è nel film - sia nelle intenzioni che nei fatti, meglio giudicare comunque i secondi - un'idea seriosissima, a proposito di temi come bullismo, violenza domestica, adolescenza e tossicità della provincia americana (roba a cui comunque Netflix ci sta prontamente desensibilizzando ad ogni nuovo show), per cui il pop-alibi (sarebbe il caso di denominarlo ormai, o di considerarlo uno sport) è più inscusabile qui che altrove. E' un film serio, anche se la sceneggiatura è così infantile. E come si prende sul serio una cosa infantile? Risponde a questo il regime attoriale che attraversa il film: non si può. Gli attori sono tutti irritanti. 

Per cui alla fine non rimane nulla. Solo la libertà di chi ancora non ha visto il film di risparmiare il suo tempo.

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