Regia di Federico Fellini vedi scheda film
Un altro frutto della capacità visionaria di Fellini, solo vagamente ispirato al personaggio reale.
Secondo me la figura di Casanova è poco più di un pretesto per inscenare una serie di quadri ambientati nell'alta società dell'epoca, nei quali non è difficile intravvedere le alte sfere della contemporaneità; il tutto peraltro non è molto diverso da quanto già visto nella “Dolce vita”: gli stessi squallidi festini e banchetti, lo stesso sconfortante panorama umano, lo stesso cattivo gusto sovrano, la stessa vacuità e futilità. Del sottofondo storico della vicenda reale c'è pochissimo, come pure l'intera cornice spazio-temporale è indefinita. Forse proprio questo essere evidente trattarsi di studio cinematografico e di finzione gioca a favore della poca della importanza delle vicende reali.
Ma voglio spingermi oltre: secondo me Fellini in Giacomo Casanova, mutatis mutandis, volle rappresentare se stesso. E' solo la mia interpretazione personale, discutibile, ma ci tengo a dirla. Intellettuale, esteta, bramato dalle donne, eternamente intrappolato dentro insulse serate nell'alta società, cosciente della propria miseria, ma incapace di darci un taglio, con le une e con le altre.
Nonostante l'assenza di attesa e di suspense che derivano dalla mancanza di una vera trama, Fellini riesce a far funzionare questo amalgama con la sua inesauribile fantasia e genialità nella messa in scena, sicché si guarda il film comunque con piacere.
Il sogno finale è come sempre magistrale.
Tra i doppiatori vi sono Oreste Lionello, Gigi Proietti, e credo anche Enrico Maria Salerno. Infatti, la versione restaurata della pellicola è preceduta da uno spezzone del regista che dirige il doppiaggio, con un amore per il dettaglio che dovrebbe mettere in crisi la contemporanea generazione di doppiatori.
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