Regia di Federico Fellini vedi scheda film
Permettetemi di parlar male di Fellini: nonostante i suoi capolavori universalmente riconosciuti, la sua potenza immaginifica, la straordinaria fluidità nel raccontare, dopo i grandi film in bianconero degli anni ’50 e il culmine raggiunto con “La dolce vita” e “Otto e mezzo non ha più conseguito”, a parte “Amarcord”, quei risultati d’eccellenza a cui ci aveva abituato e ha preso il vizio di filmarsi addosso un po’ troppo spesso.
Considero questo film come molto sopravvalutato: formalmente è evidente la solita capacità immaginifica di Fellini (forse troppo ostentata), la bellezza delle scenografie e l’ottima fotografia, ma il tutto è appesantito oltremodo dalla piattezza dello svolgimento della trama, in cui le imprese amatorie di Casanova sono viste con occhio fin troppo freddo e distaccato per evidenziarne la meccanica ripetitività, caratteristiche che si ritrovano nel film.
Il risultato, nonostante il film goda di stima generale, personalmente l’ho trovato di una noia estrema: ricordo, infatti, che quando lo vidi in sala tanti anni fa mi addormentai durante la proiezione ed è stata l’unica volta che mi è successo in età adulta. Con questo ricordo il mio giudizio, anche se so di essere prevenuto, non può che essere negativo.
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