Regia di Federico Fellini vedi scheda film
Uno spettacolo decisamente affascinante.
E' francamente affascinante ed evocativa questa rivisitazione felliniana del personaggio di Casanova, tantoché risulta difficile catalogarla, visti i tani pensieri, le suggestioni e le emozioni che regala. Fellini sembra mostrarci un Casanova perennemente immaturo, inquieto, incompleto, interiormente misero (nonostante le sue brillanti conoscenze) e continuamente alla ricerca di qualcosa come un amore autentico che ogni volta gli sfugge dalle dita; un amore che potrebbe mettere un punto fermo alla sua vita girovaga che, purtroppo, per il protagonista, non esiste. Ma cosa c'è in fondo all'animo di questo Casanova? Difficile dirlo, ma ciò che più traspare è una ricerca disperata del significato della vita e soprattutto, appunto, dell'amore, che in Casanova assume connotati piuttosto mortiferi e autodistruttivi. Difatti non si nota mai gioia autentica nei suoi atti sessuali grotteschi e meccanici simili a esercizi ginnici, ma piuttosto voglia di evadere dalla realtà assieme a uno smisurato orgoglio maschile fine a sé stesso. Sutherland è magistrale nell'interpretare il suo personaggio che, attraverso un pesante trucco e modi di fare rigorosamente aristocratici, sembra sempre volersi celare agli altri.
Fellini ricostruisce la vicenda del Casanova all'interno dei teatri di posa ed è spesso evidente la finzione della messinscena (come Casanova che rema su un mare fatto di sacchi della spazzatura); una finzione decisamente voluta che qui incarna il significato del cinema secondo l'autore, visto come uno spettacolo affascinante e magnifico quanto fasullo e bugiardo. Fellini, attraverso la consueta sarabanda di personaggi strampalati, di scenografia stupende e di trovate al confine dell'irreale, ci regala un racconto autenticamente bello in cui immergersi completamente senza porsi troppi interrogativi. Un racconto da assaporare con tutti i sensi possibili e da cui lasciarsi affascinare.
Non mancano, infine, intelligenti e ironiche stoccate all'aristocrazia (che possiamo leggere come irrisioni alla società borghese di allora), vista come una casta in cui popolano i discorsi vuoti, le perversioni sessuali e personaggi orribilmente stralunati occupati in rituali fini a loro stessi.
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