Regia di Federico Fellini vedi scheda film
È il Casanova di Federico Fellini, inutile cercarvi traccia del Giacomo Casanova storico, se non nel patetico vecchiaccio che, nel castello boemo di Dux, rievoca alcuni episodi salienti della propria vita e reclama inutilmente un piatto di maccheroni. Il resto è una mascherata, preannunciata dalla carnevalata della sequenza iniziale. Ma quello che interessa a Fellini è proprio la carnevalata, la maschera, che nasconde la tristezza di un uomo compulsivamente costretto, per quasi tutta la vita, all’esibizione di sé stesso, di quelle che qualcuno potrebbe definire le sue «capacità amatorie», ma che non sono altro che prestazioni meccaniche (ad un certo punto, come il Nathanael dell’Uomo della sabbia, Casanova giunge ad amare un automa con sembianze femminili), forse funzionali ad un disegno opportunistico, ma di ben poca soddisfazione. Ancora una volta, forse più che altrove, Fellini adombra gli aspetti luttuosi connessi al sesso, visto non già come momento di opposizione alla Morte, ma come un’altra faccia della stessa. È un argomento nuovo? Certamente no, ma il regista sa dargli una veste consona alle proprie corde artistiche e cinematograficamente dignitosissima.
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