Regia di Federico Fellini vedi scheda film
Sinceramente mi dispiace:continuo a usare gli stessi termini che ho usato per altri film d Fellini.O forse è perchè alla sua perseveranza stilistica non corrisponde il mio piacere di gustare il mondo infarcito di eccessi di ogni tipo regalatoci in tanti film dal maestro riminese.Qui il personaggio principale,quel Giacomo Casanova dalle cui memorie prende spunto la narrazione,è già in sè l'epitome dell'eccesso.Affabulatore,seduttore senza limiti e senza vergogna,un mostro imbellettato in un mondo che fa della mostruosità la propria cifra stilistica.Nani,ballerine,gigantesse dal cuore triste,un caravanserraglio affollato dalla dissoluzone,da una pervicace assenza di moralità,un funebre elogio del grottesco.Passando da una scnografia all'altra Casanova esercita sempre il culto della propria personalità,non rassegnandosi al passare del tempo,cercando di esorcizzarne il muto incedere facendo l'amore con più donne possibili.Fisicamente ne ama molte,emotivamente non ne possiede nessuna,è questo il suo dramma.L'unica con cui si lascia andare è la bambola meccanica nel finale,l'unica volta in cui vediamo il sedicente seduttore sedotto e realmente coinvolto nell'atto amoroso.E nel ballo che ne segue entrambi sembrano degli automi svuotati del calore della vita.Nella prima parte è dato libero sfogo all'imponente visionarietà del riminese che sembra girare un film nel solco del Satyricon.Un sussueguirsi di sequenze a compartimenti stagni in cui tutto viene affidato alla visualizzazione di una Venezia di cartapesta incorniciata da una laguna fatta di cellophan,personaggi che si agitano come burattini impazziti,senza alcuna parvenza di umanità,un uccellaccio che con il suo movimento a stantuffo diventa greve metafora dell'atto sessuale visto come atto bestiale,come semplice istinto animalesco all'accoppiamento.Nella seconda parte del film quando il personaggio di Casanova diviene finalmente il centro del barocchismo sfrenato dell'universo felliniano non mancano le felici notazioni su un personaggio aancora misterioso per molti e forse anche per Fellini stesso che non riesce a nascondere il proprio disgusto. Emerge quindi il dramma del protagonista immerso in scenografie funeree(l'incontro al teatro con la madre) che finalmente si deve rassegnare alla sua incapacità di amare e di sconfiggere i segni del tempo che si accaniscono su di lui.Il Casanova di Federico Fellini (ancora il nome nel titolo a testimonianza dell'egocentrismo dell'autore) è un ulteriore proiezione dell'universo funebre e grottesco dell'artista riminese alle prese con un personaggio che disprezza apertamente,un frutto marcio di un mondo fatto di parrucche e belletti,un mondo talmente finto da poter essere interamente ricostruito in studio.Come gli succede sovente però il mondo di Fellini è troppo artificiale,un contenitore di grande pregio formale e stilistico che racchiude un contenuto di valore assai inferiore.L'apparato scenografico,i costumi,le musiche sono talmente preziosi da renderli praticamente immuni a ogni tipo di critica.Il problema è sempre il manierismo formale che affligge pesantemente Fellini probabilmente più intento a inseguire i propri fantasmi che a dare spessore ai propri personaggi o al proprio racconto.L'occhio è appagato con la quantità oltre che la qualità.Il resto sembra il consueto,immancabile esercizio di stile.Ed è veramente un peccato.
lo stile è abbacinante come al solito,ma è prigioniero del suo stesso manierismo formale
scelta stravagante ma nella sua inespressività è utile alla causa
nella parte di Henriette
la raccapricciante marchesa
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