Regia di Joe Wright vedi scheda film
Una storia imprevedibilmente romantica in tempore belli, e una forma, il film musicale, che credevamo naufragato nel diluvio universale del disastro ambientale, bellico e pandemico.
Nel ventaglio di film italiani e non sfornati ogni mese nelle sale, Cyrano di Joe Wright spicca per differenza, divergenza, alterità e contrasto.
Niente di politicamente corretto, Cyrano non affronta uno dei miliardi di problemi sul tappeto del mondo, anche se le allegorie nell’arte li contemplano tutti.
Un classico, nato nel 1897 e immediatamente acclamato a furor di popolo, un nome celebre poco meno della Gioconda, una storia imprevedibilmente romantica in tempore belli, e una forma, il film musicale, che credevamo naufragato nel diluvio universale del disastro ambientale, bellico e pandemico.
E invece il magnifico spadaccino della Francia imbellettata del Seicento torna più vivo che mai, più seducente dei suoi predecessori, sempre capace di far innamorare di sé la bella Roxanne.
Stavolta è affetto da nanismo, via quel brutto naso, trotterella come un bambino ma ha un viso maschio e occhi bellissimi.
E poi ha la testa, che gli detta parole alate, versi dolcissimi, uno Shakespeare in sedicesimo che colpisce di parola e di fioretto.
Peter Dinklage, ottimo prim'attore e marito di Erica Schmidt, autrice del testo teatrale e musicale, Haley Bennet nel ruolo di Roxanne e moglie del regista, l’afroamericano, Kelvin Harrison Jr. che è Christian, il terzo del triangolo amoroso, il bello a cui mancano le parole che fornirà Cyrano, uniti nel celebrare amore in tutte le sue dimensioni, dal classico colpo di fulmine a quello di lungo corso e mai rivelato, dall’esuberante trionfo dei sensi al doloroso addio in cui Eros e Thanatos ristabiliscono la loro millenaria alleanza.
Ma perché questo spadaccino di un tempo tanto lontano continua ad essere così magnetico da alterare ogni canone estetico e proporsi addirittura in corsa per l’Oscar?
Da solo non ce la farebbe, questa volta il merito è da dividere in tre parti.
Tre protagonisti a tutto tondo, personalità piene, ricche di umanità, portatori di tre facce dell’amore e del dolore che gli è connaturato.
Cyrano, Roxanne e Christian dalle sontuose scenografie barocche scendono in platea, fra uomini e donne del popolo sudati, sporchi di lavoro e fatica, in piedi intorno al palcoscenico, e li fanno sognare.
E come spesso accade, i sogni muoiono all’alba e arrivano la guerra, l’odio, la rivalità, la malattia, la povertà, la solitudine, nulla manca.
La musica dei gemelli Aaron e Bryce Dessner e i testi di Matt Berninger e Carin Besser si alternano con felice equilibrio, la scenografia fornita da Noto, uno dei gioielli del barocco siciliano, fa il resto.
La scena iniziale, a teatro, con costumi, musiche e macchine sceniche iperboliche, ci dice già dove siamo, e l’arrivo di Cyrano, della sua voce potente, calda, di baritono, è un magnifico coup de théatre. Lo vedremo subito dopo averlo udito, e diventa gigantesco, è il mattatore, Roxanne lo guarda dal palchetto di proscenio e l’amicizia che li lega è palpabile, è uno di quei legami che non possono non diventare amore, prima o poi.
Sarà poi, perché il coup de foudre fra Roxanne e il bel cadetto mulatto si frapporrà con prepotente vigoria, e il nostro Cyrano dall’animo meravigliosamente generoso e nobile dovrà aspettare.
Ma le sue parole traboccano, dette o scritte saranno il fil rouge che lo porterà all’amata, per interposta persona, prima, in presa diretta poi.
Troppo tardi, ma non poteva essere diversamente.
La tensione erotica inappagata, che è la cifra costante di una storia tutta sull’amore, si scioglie in quell’unico e ultimo bacio mentre Cyrano muore sul pavimento di un casto convento dai colori pastello, uno spazio irreale di veli fluttuanti e sete cangianti a metà fra Tiepolo e Veronese.
Una struggente architettura fatta di rivalità (il pessimo Conte De Guiche, Ben Mendelshon, e il suo potere che diventa arbitrio) e negazioni amorose prenderà il campo, l’amore non riuscirà a celebrare i suoi fasti fra meschini tranelli di corte e guerre in corso.
Sui campi innevati di montagne che ricordano scenari da Grande Guerra si spegne il sogno di Christian.
Gli anni porteranno solitudine, malattia e morte agli altri.
E l’amore? Lo lasciamo volentieri alla celebrazione eterna che può farne l’arte.
www.paoladigiuseppe.it
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