Regia di Stephen Karam vedi scheda film
L'opera prima di Stephen Karam è figlia della trasposizione del romanzo omonimo, finalista del Premio Pulitzer nel 2016 e scritto proprio da Karam l'anno precedente. La storia ruota attorno ad un nucleo familiare che si ricongiunge in occasione della Festa del Ringraziamento. Sede privilegiata di tutto questo è la casa di Brigid Blake (Beanie Feldstein) e Richard (Steven Yeun), coppia che tra alcune difficoltà lavorative e complessi trascorsi emotivi sta cercando di mettere le proprie radici nel mondo; nel provare a farlo, scelgono di abitare una nuova casa. I genitori di Brigid, cioè Erik Blake (Richard Jenkins) e sua moglie Deirdre (Jayne Houdyshell), nonché la figlia Aimee (Amy Schumer) e Momo (June Squibb), l'anziana e malata madre di Erik, fanno conoscenza del nuovo immobile assieme allo spettatore.
The Humans (2021): locandina del film
Le premesse sono ottime affinché emergano, nel corso dei 107 minuti circa di proiezione, tutte le peculiarità dei singoli individui, ognuno con la propria storia pregressa, le proprie idee, i propri schemi mentali ed alcuni scheletri nell'armadio. Chi riesce a farsi largo in prima battuta è soprattutto il padre di famiglia, Erik, intento a giudica alacremente - e spesso negativamente - ogni aspetto della nuova abitazione, criticando anche la scelta della figlia di abbandonare la vecchia residenza nel Queens per trasferirsi così a ridosso di Ground Zero, in un'area oltretutto soggetta a inondazioni.
Inizialmente è proprio Erik a guidarci nella scoperta della casa, riversando il proprio interesse nelle incrostature, nei rigonfiamenti delle pareti, nei vetri opachi delle finestre, nei corridoi stretti e angusti, nella mancanza di segnale telefonico e via discorrendo, con lo spettatore che viene spinto a scandagliare le inquadrature alla ricerca dei difetti che la casa nasconde. Difetti che, superato il primo strato iconico, figurano come metafore delle problematiche insite nei protagonisti, risultando indice (ma anche simbolo) dei drammi personali che, con il trascorrere dei minuti, saliranno in superficie dando vita a varie riflessioni ed interazioni.
La macchina da presa, pur non scegliendo di girovagare in assoluta libertà e agilità, è comunque gestita con grande cura, riservando attenzioni particolari ai dettagli, ai campi medi e a delle interessanti ripartizioni dell'aspect ratio, generate sfruttando le pareti domestiche di modo da ottenere delle riprese che dall'1,85:1 standard mostrano degli assottigliamenti occasionali verso il 4:3 e l'1:1. Anche la forma, in questo caso, sembra voler suggerire qualcosa, come il cambio di prospettiva sui componenti della famiglia. La pellicola è ricca di questi spunti e suggestioni.
Non è un caso, in tal senso, che i frame iniziali siano costituiti da inquadrature dal basso e verso il cielo, con le silhouette dei palazzi adiacenti al cortile interno (a lungo bistrattato) a fornire lo sfondo per i titoli di testa. Il particolare punto di vista permette anche di scorgere specifiche porzioni di cielo, formate proprio grazie alla grande vicinanza delle abitazioni circostanti; si stagliano così delle figure astratte, quasi da test di Rorschach.
In conclusione, è un film di cui consiglio la visione. Pur non risultando troppo originale nei contenuti è una pellicola che si lascia ammirare senza problemi, scorrevole dall'inizio alla fine e mai in grado di annoiare, nonostante l'utilizzo esclusivo degli interni. Parliamo anche di un'opera prima, che quindi richiede un minimo di indulgenza nonostante la piena conoscenza del soggetto iniziale da parte di Karam. Il passaggio tra medium diversi non è mai semplice e scontato, ma "The Humans" è sicuramente una buona base di partenza per (si spera) lavori futuri.
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