Regia di Flavio Mogherini vedi scheda film
Ci sono commedie che viste durante l’infanzia o l’adolescenza ricordi con inquietudine, per le presenze di personaggi che impersonavano il diavolo: “Totò al giro d’Italia, Totò all’inferno, La macchina ammazzacattivi, Mia moglie è una strega e Le braghe del padrone”. A rivederle oggi sorrido con Totò e lodo Rossellini, molto meno le altre. Prendiamo LE BRAGHE DEL PADRONE, il suddetto diavolo è Paolo Poli, unica vera curiosità e una tantum nella sua lunga carriera – quasi esclusivamente teatrale. Vestito in elegante frac e bombetta, porta un bastone e un cipiglio bonario più che diabolico.
La trama del film è frutto della fantasia Terzoli - Vaime. Fantasia debitrice del Fantozzi di Paolo Villaggio e del Faust di Goethe. Il rapporto tra padrone e suddito - con lo zampino del diavolo che gli soffia il posto - è intrisa di umori farseschi, satira leggera alla Garinei & Giovannini. Dove c’era il duo di autori Terzoli - Vaime c’era naturalmente il comico Enrico Montesano, il quale all’epoca straripava tra cinema e Tv. L’attore romano - dotato di talento, simpatia e malsano narcisismo - si è sempre difeso con onore. Probabilmente una spiccata rivalità o innata presunzione lo hanno sempre portato a gareggiare con i comici con i quali ha lavorato, tirandogli un brutto scherzo. Passata la grande popolarità si è rifugiato nell’invidia e nei monologhi all’ombra del Teatro Sistina, in un mondo che non c’è più. Spesso coadiuvato da Enrico Vaime, umorista alla Flaiano (senza essere Ennio) buono per tutte le stagioni e per tutti i Costanzo televisivi. Ne LE BRAGHE DEL PADRONE – diretto da Flavio Mogherini, padre di Lady Pesc Federica ed ex scenografo (e si vede) – si intravede un futuro alla Asimov mutuato da intenti di commedia alla Salce. Molto vintage. Ritmo, buone caratterizzazioni alla Adolfo Celi, poche scene di rilievo e una battuta che riassume la morale del film: “Presidenti si nasce, mica si diventa, tu sei nato poveraccio e poveraccio resti!”.
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