Regia di Flavio Mogherini vedi scheda film
Storiella di poco spessore e fatta di luoghi comuni e scenette prevedibili, con il culmine del patetico nello scambio, durante l'esame pre-assunzione nella ditta: 'L'infinito di Leopardi?'; 'Leopardare'. Per fortuna non è tutto così: non è Pierino, ma se non ci fosse un protagonista di buona verve come Montesano forse l'esito finale non sarebbe poi così distante dalle farsacce in salsa eroticodemenziale di quegli anni. Qui di erotico non c'è nulla o quasi, ma di demenziale c'è parecchio; Adolfo Celi si svende per un ruolo di contorno presumibilmente pagato adeguatamente; fra gli altri co-protagonisti troviamo la brava Vukotic, Beruschi, Felice Andreasi e infine Paolo Poli nei panni del diavolo in frac. Il problema di fondo è il solito per Mogherini: dotato come costumista e sceneggiatore, dietro alla macchina da presa scarseggia in fantasia e grinta, consegnando al pubblico una manciata di lavori banalotti e scialbi come questo Le braghe del padrone. Sceneggiatura del regista e di Alberto Silvestri (storico autore, di lì a poco, del Maurizio Costanzo Show), tratta a un romanzo di Vaime e Terzoli. 3,5/10.
Umile operaio viene assunto come impiegato in una megaditta. Qui incontra il diavolo, che gli propone una scalata alla vetta societaria. Ma, per effettuarla, il modesto ometto dovrà diventare realmente spietato.
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