Regia di Nathalie Biancheri vedi scheda film
Checcacchio-laqualunque cosa abbia voluto dire/fare/filmare la Biancheri, io lacomunque disapprovo in toto. “Disfonia di Genere”? Ma tutti! Anche io che pure defeco (quando faticosamente defeco) nella posizione data e che urino, dato il mio genere, se posso anche stando in piedi, tante volte preferirei sentirmi un fungo. Lei, invece, in un'isterica intervista, dice che casomai vorrebbe essere un pesce. Magari lo fosse! (pisciano i pesci? anche le femmine? Il dibattito è aperto).
Ma da dove parte il ragionar del pesce? Parte dal mezzo, e quindi già si sbaglia perché si dovrebbe partire sempre da un principio. Perdoniamoglielo. Qual è il principio messo nel mezzo? Interpreto: “Ognuno è quel che cazzo gli pare di essere”. Io sono un lupo. Io sono un pappagallo. Io sono uno scoiattolo. Me cojoni... L’idea potrebbe essere carina per un cartone animato della Pixar, anzi direi: la Pixar dovrebbe contattare la Biancheri per un qualche sequel di quelli che pagano bene (“Nemo alla Ricerca della Scimmia Gemella”? Nemo è una produzione Pixar? non lo so, fosse Disney fa lo stesso).
La perversa sit-com zoologica (zoofila, si dice?) che si spalma noiosamente per tutto il film senza far ridere nemmeno un secondo non evoca nessuna questione esistenziale, sociale, stimola niente se non il sospetto di un film pro-gender (che ceffo da prete, il cattivo psichiatra cattivo, repressivo e violento!!) che faccia leva sulla confusione imperante, sui rifiuti tout court, su una ribellione scema che non sa dove e come muoversi, non sa nemmeno a cosa si stia ribellando più: è solo capace di vomitarsi addosso, di guardarsi la propria pancia grassa, è già ben oltre la soglia dell’agonia.
Delusione bruciante dopo il “Nocturnal” che mi aveva entusiasmato solo pochi giorni or sono. Era lecito aspettarsi qualcosa di intelligente (e soprattutto di serio) dalla regista in questione. Pazienza, vediamo la prossima.
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orge MacKay |
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