Regia di Claire Simon vedi scheda film
CINEMA OLTRECONFINE
"Je voudrais parler de Duras"
A volte rielaborando le sfaccettature di una storia d'amore, specie se atipica come quella intercorsa tra la nota scrittrice in età già piuttosto avanzata Marguerite Duras e il suo giovane amante Yann Andrea, che non ha mai negato di ritenersi omosessuale, può aiutare a tirare le fila di un rapporto in cui il ragazzo inizia a sentirsi vittima soccombente.
Questa possibilità viene offerta al giovane dalla solerte disposizione della vicina di casa e giornalista della Duras, Michèle Manceaux, a condurre questa indagine esplorativa.
Quasi una seduta psicanalitica in cui il giovane si apre con sincerità e piena disponibilità, e la sua interlocutrice lo ascolta, attentamente ed impassibilmente, interrompendolo raramente e solo per profferire considerazioni ed osservazioni precise e pertinenti.
Il comportamento dell'anziana scrittrice rischia di soffocare il giovane (e il cui tenore già si intuisce dal titolo che non ammette ripensamenti), che pur tuttavia, non senza confessare di sentirsi come un prigioniero di lusso nella vita sempre più segregata ed isolata della sua matura amante, non riesce nemmeno a rinunciare a quella presenza importante ed impegnativa, anche quando il richiamo delle avventure amorose a cui, da giovane avvenente, può certamente aspirare, non smette di costituire una tentazione a cui è difficile riuscire a non cedere.
L'amore considerato come rispetto e desiderio di dedicarsi a fare star bene chi grazie al proprio intervento, può tornare ad esprimersi con la capacità di cui è dotato, è anche un compito che responsabilizza e che riempie di riconoscenza e devozione.
Alternando recitazione e scambi tra i due straordinari interpreti Swann Arlaud e la solare e dolcissima Emmanuelle Devos, a materiale di repertorio ed interviste a cui si sottopose la celebre scrittrice, la brava regista Claire Simon dirige un film di soli dialoghi in cui la tensione che si crea per definire i contorni di una storia d'amore e di passione decisamente fuori dagli schemi, diventa quasi palpabile, senza per questo svilirsi ad incensare a tutti i costi la celebre scrittrice, che ne esce esattamente per quel che era, in un misto di genialità e prepotenza, sensibilità e spietatezza in grado di crearsi attorno il deserto, e farle restare accanto solo gli irriducibili in grado di reggere quella tensione che si crea nel cercare di viverle accanto senza annullarsi in carattere e personalità, oltre che in orgoglio.
La luce calda di un ambiente un pò claustrofobico ma in fondo anche accogliente come un ventre materno, aiuta intervistatore e paziente a entrare in una sintonia che non ammette ritrosie, reticenze o falsi pudori.
Tutti sentimenti che il film riesce a rendere con efficacia, portando lo spettatore a far parte di questa perfetta sintonia di ascolto.
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