Regia di Beatrice Baldacci vedi scheda film
Un'ultima debbiatura.
Trovare difetti in un’opera prima (che non sia “Too Much Johnson”, ecco, per dire) può essere tanto un esercizio di sterile divertissement (che fa ridere solo un leghista che non riesce a bere perché s’infila il tappo della bottiglia nelle frogie del naso percolanti materia cerebrale) quanto uno sprone sotto forma di evidenza: per l’occasione mi limiterò a rilevare una certa, a tratti eccessiva, dispersività (tra felpe apotropaicamente sacrificate e scale vendicativamente levate) nella sceneggiatura (più fatti!, più cose!, più gesti!, e, per contro, più impressioni!; e migliori, magari) e qualche scena che avrebbe giovato (recitativamente, ma per l’appunto è un concorso di colpa tra l’umbra regista esordiente sulla lunga distanza - dopo un paio di cortometraggi - Beatrice Baldacci e gli attor giovani) di un “Rifacciamola!” - costi permettendo - in più.
Detto ciò – anzi no, un’ultima osservazione, perché ad un certo punto il copione di Edoardo Puma e della stessa Baldacci mette in bocca alla co-protagonista Lia (Irene Vetere), mentre in sottofondo diegetico scorre “Need Me”, una delle canzoni che fanno parte della colonna sonora originale composta da Valentino “Vigo” Orciuolo e da lui eseguita con featuring diversi, la battuta “La conosci?”, rivolta all’altro personaggio principale, Giulio (Lorenzo Aloi), che in quel momento condivide con lei una scena bucolico-erotica (castrata dall’innocua innocenza dell’uno prevista/riconosciuta dall’altra) e si limita a risponderle con un “No”, mentre avrebbe avuto tutte le ragioni del mondo per uscirsene, sfondando la quarta parete, con un bel “Ma certo che no! Ma come cazzo faccio a conoscerla? È di Valentino “Vigo” Orciuolo!”, che però, attenzione, è lo stesso Valentino “Vigo” Orciuolo autore anche della molto bella “Nothing” con la voce di Dan(iela Mariti) – il giudizio complessivo su “la Tana” (non un “nido”, né una “culla”, ma... una seconda casa di campagna dimenticata ch'è risorta quale arcaico e mitopoietico "rifugio" temporaneo: l'esaudizione/esaudimento di un ultimo desiderio), prodotto da Lumen con RAI & C., non può che essere positivo e consolidarsi sulla piena sufficienza financo abbondante grazie all’interpretazione della stessa Irene Vetere (figlia e nipote d’arte – suo nonno Ugo fu negli anni ottanta, dopo aver fatto parte attiva del CLN e poi della CGIL e tra la carriera di deputato e di senatore della Repubblica tra le fila del PCI, prima assessore al comune e poi sindaco di Roma – il cui lavoro più importante ad oggi è “Notti Magiche” di Paolo Virzì e poco altro di significativo sembra ci sia all’orizzonte, ed è un vero peccato: la carriera della coetanea, anche se forse più talentuosa, Yile Yara Vianello, ad esempio, viaggia più spedita, dopo uno stop post-adolescenziale ponderato, e a quote più elevate, così come quella di, per insistere sulla medesima generazione, Ondina Quadri) coadiuvata dal già citato Lorenzo Aloi e da Hélène Nardini (l’ancor giovane madre di Lia, affetta da una malattia neuro-degenerativa giunta allo stadio pre-terminale), Elisa Di Eusanio (la madre di Giulio), Paolo Ricci (il padre di Giulio) e Federico Rosati (il medico curante della madre di Lia).
Infine, oltre al montaggio di Isabella Guglielmi, che al superfluo preferisce "giocoforza" l’essenziale (uno dei pochi momenti eterogeneamente costruiti, in cui si nota un quid in più, tra ellissi ed analessi, e sempre accompagnato dalla “Nothing” di Vigo, non stona), un paio di note di merito vanno consegnate a questo…
…“diorama”, in cui la fotografia di Giorgio Giannoccaro, anche operatore alla macchina, che altrove ha un po’ sofferto delle limitate risorse, è qui in sintonia simbiotica con le scenografie improntate da Raffaele Lucci, e allo zoom all’indietro finale che termina, ma non chiude.
Il film è nel palinsesto streaming di RaiPlay: https://www.raiplay.it/video/2024/02/La-Tana-35e1786b-af83-456c-84f1-b7ed3264b62f.html.
* * * ¼ – 6.50
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