La recensione su Behind the Mask - Vita di un Serial Killer

di undying

2 stelle

Prolisso e inefficace mockumentary, realizzato da un novello regista che cerca di filosofeggiare sul genere slasher. Un diluvio di parole cela l'assenza del vero cinema, rendendo il film al limite del sopportabile.

In un mondo assurdo, dove i serial killer cinematografici esistono veramente, Leslie Vernon (Nathan Baesel) intende diventare un famoso assassino, come i suoi celebri predecessori: Jason Voorhees, Michael Myers e Freddy Krueger. Lo segue una giornalista, Taylor Gentry (Angela Goethals), accompagnata da due operatori, al fine di documentarne le azioni.

Noioso e fallimentare mockumentary realizzato da un cultore dello slasher anni Ottanta. Il film si apre con una veloce cronaca sui delitti di Crystal Lake, Haddonfiel ed Elm Street per poi passare al piccolo paese di Glen Echo dove un nuovo serial killers sta pianificando un massacro. Si chiama Leslie Vernon, dalla popolazione creduto morto sin quando, da bambino, è stato gettato in un fiume. Una giornalista, dopo averlo rintracciato (in quanto sopravvissuto), entra in intimità con il killer seguendone passo per passo la pianificazione della sanguinaria carriera.

L'idea poteva essere vincente ma Glosserman non ha un minimo senso dello spettacolo e il tutto si riduce a una lunga intervista dove le parole sostituiscono le scarse immagini, ridotte a riprese mosse e improvvisate, tipiche del sottogenere. Il buon cast, che comprende anche Robert Englund nei panni del dottore che insegue il killer e Zelda Rubinstein (la medium di Poltergeist, qui una bibliotecaria) è del tutto sprecato. Behind the mask è stato un totale fallimento al botteghino e per fortuna il debutto di Glosserman come regista e sceneggiatore non ha avuto seguito, affossato definitivamente anche dal successivo flop che ha diretto, il survival movie The truth below - Verità sepolte (2011).