Regia di Pietro Marcello vedi scheda film
Reduce dalla Grande Guerra, Raphaël (Thiéry) torna nel paese natio nell'alta Francia, dove scopre di essere rimasto vedovo e con una figlia piccolissima - nel frattempo accudita con premura da una vicina un po' maga - da crescere. Falegname dalle mai tanto nodose quanto fatate, l'uomo - un gigante gentile apparentemente burbero e laconico - crescerà la piccola in modo amorevole e libero. Ne scaturirà una donna forte, indipendente e volitiva (Jouan), appassionata di canto e di musica, che aspetterà le sue vele scarlatte, ossia l'occasione per cambiare vita, fino a quando non troverà l'amore in un giovane pilota d'aeroplani (Garrel).
Tratto dall'omonimo romanzo di Aleksandr Grin, Le vele scarlatte è l'ennesima conferma dell'eccentricità di Pietro Marcello rispetto al panorama cinematografico italiano. Ancora una volta il regista casertano mostra un'eccezionale pertinacia nel perseguire una propria strada, che stavolta si muove tra sperimentalismo e realismo magico. Il racconto di formazione della giovane protagonista è un piccolo apologo sull'emancipazione femminile che si snoda come una fiaba raffigurata attraverso la fotografia desaturata di Marco Graziaplena e un nugolo di personaggi dai tratti somatici terragni e senza tempo. Qualche eccesso di lentezza, alcune canzoncine di troppo e qualche svolazzo pindarico eccessivamente insistito (la figura della strega) sono gli unici nei di un film davvero originale.
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