Regia di Sebastián Lelio vedi scheda film
MAI USCITO NEI CINEMA ITALIANI
VISTO SU NETFLIX NEL GENNAIO 2023
Due settimane col solo compito di osservare. Non conta che tu sia un’infermiera di provate capacità, non contano i tuoi anni di guerra, che ti hanno equipaggiato di una gravosa esperienza, utile a capire quali scherzi può tirare la mente al corpo, quando entrambi si trovano in uno stato di profonda sofferenza. Non conta mettere in guardia tutti quanti che quella ragazzina di cui ti stai occupando, a digiuno ormai da qualche mese e ancora ‘miracolosamente’ in salute, adesso sta per morire, a meno che non sia spinta a riprendere l’alimentazione.
Ambientato in un’Irlanda grigia e fangosa di circa metà Ottocento del secolo scorso, terra impoverita dalle spese derivate dalla partecipazione al conflitto in Crimea (contro l’impero russo, dal 1853 al 1856) e che nelle campagne vedeva la gente vivere di stenti in umide e fatiscenti cascine, il film diretto dal cileno Sebastián Lelio (Orso d'Argento 2017 alla miglior sceneggiatura, per Una donna fantastica) e adattato per il cinema dal romanzo The Wonder (Il prodigio) della scrittrice e drammaturga irlandese naturalizzata canadese Emma Donoghue (che ha contribuito allo script dello stesso Lelio e di Alice Birch), ha il merito di catturare da subito le emozioni e la curiosità dello spettatore. Il tema dei fenomeni di religiosità estrema e beatificazioni in vita, è di garantito impatto per quasi chiunque e questo contribuisce a creare subito un gradevole stato di trepidazione, favorito anche dalle ottime scenografie (Montgomery e Cullen), da una splendida e nitida fotografia delle smeraldine Midlands (Wegner) pregne d’acqua e frustate dal vento, oltre che da un’appropriata colonna sonora (Herbert).
Quest’opera in costume esteticamente pregevole, purtroppo fallisce nel ripagare le attese elevate generate nella primissima parte, con l’arrivo della protagonista, l’infermiera inglese scelta per assistere la bambina a digiuno forzato e la cui camera da letto è già diventata meta di pellegrinaggio, con tanto di fedeli che dopo la visita al capezzale della ‘scelta dal Signore’, depositano un obolo nell’apposita cassetta approntata dai genitori. L’andamento mai troppo spedito della narrazione in immagini va ulteriormente a perdere il proprio slancio via via che la vicenda, invece, entra nel vivo e il mistero che avvolge l'astinenza della giovane sembra prossimo al disvelamento. Di conseguenza quell’iniziale trepidazione di chi guarda si affievolisce fin quasi a dileguarsi. Anche i dialoghi, a tratti brillanti grazie alle buone prove di alcuni interpreti, patiscono questa modulazione soporifera degli avvenimenti con conseguente perdita di appeal sullo spettatore.
IL CAST:
- Florence Pugh (lanciata nel 2016 dal ruolo di protagonista nell’applaudito Lady Macbeth), veste i panni della sanitaria Elizabeth ‘Lib’ Wright, ‘osservatrice’ della bambina prodigio. L’attrice oxfordiana è intensa e convincente, ma il suo personaggio manca quasi del tutto di capacità di alleggerire la propria azione in un contesto un tantino ostico, nell’ambito di una pellicola nel complesso troppo seriosa.
- Kíla Lord Cassidy, oggi appena quattordicenne attrice britannica, è Anna O'Donnell, la giovane oggetto dell’incomprensibile (ma solo fino a un certo punto… ) fenomeno. Una prova non facile per una quasi esordiente, superata discretamente anche se inficiata dalle carenze di cui ho parlato.
- Tom Burke (Orson Welles nel convincente Mank, 2020) è il giornalista William Byrne, personaggio che ha il merito di tirare su il livello di digeribilità di un film nel complesso troppo cupo e noioso ma anche lui scritto con pochissimi slanci di brillantezza, che pure sarebbero stati appropriati alla tipologia di uomo.
- Toby Jones (visto di recente nell’ottimo 1918 - I giorni del coraggio, del 2017) a incarnare il dottor McBrearty, medico spinto dalle circostanze ad avallare la credenza che la povera Anna sia destinataria di una manifestazione del tutto spirituale. Per il bravissimo interprete londinese una parte secondaria seppure incisiva nel globale eccesso di austerità.
- Ciarán Hinds (apprezzato anche in Silence, 2016) è padre Thaddeus, prete piegato alla smania religiosa dei genitori di fare di Anna il prodigio redentore di chissà quale male inconfessato. Anche la caratterizzazione di Hinds risente di un eccesso di seriosità, per quanto il personaggio sia volutamente disegnato per trasmettere l’ottusa rigidità della posizione ecclesiastica.
Con atmosfere a tratti quasi da horror mistico, questo lungometraggio ha, come detto, ottime potenzialità a livello emozionale, oltre che una fattura di qualità. Perciò è da consigliare nonostante le pecche evidenziate. Guardatelo consapevoli di rischiare una delusione. Resta la soggettività della percezione, ovviamente.
Voto: 6,5
Rivedibilità: 3/10
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