Regia di Sebastián Lelio vedi scheda film
Film che non sembra mantenere le promesse, mentre pare voler spiccare per originalità, sortendo risultati sgradevoli. Decisamente meglio sarebbe stato moderare le pretese, e soffermarsi di più sulle basi. Trama inverosimile, ambizioni morali fuori luogo, attori di scarso talento, fotografia mediocre...
Sfugge come si possa essere pervenuti al punteggio di ben 7,4 per questo film, che parte e finisce malissimo. Nel tentativo di stupire per originalità, l'azione prende il via da un teatro di posa, per poi tornarci in chiusura. Se c'è una cosa che non deve essere mai fatta, specie in un film storico (e non comico!) è quella di spezzare l'immedesimazione, come giustamente ammoniva Blake Edwards in Hollywood Party.
Messo di traverso lo spettatore fin dall'incipit, la narrazione prosegue in modo alquanto lento, ma, soprattutto, senza grandi colpi di scena. I personaggi sono scarsamente delineati, e diverse scene sono un pugno nello stomaco, finendo per mischiare il genere horror con il resto (che nulla c'entra). Ma a che serve tutto questo cinepolpettone? E' la domanda che accompagnerà la visione, o, perlomeno, la sua conclusione. Una storia vera non è. Una denuncia? Di cosa, di preciso? Della povertà? Della credulità popolare? Dell'oscurantismo religioso? Già fatto, già visto, già detto. Ma, se proprio dobbiamo dirlo di nuovo, diciamolo con prove argomentative, non con una storia di fantasia. Che, oltretutto, non sta in piedi: qui si parla di una famiglia di psicopatici, in definitiva.
Dentro e fuori... dovrebbe essere questo il lascito filosofico. Speriamo che non sia attraverso la filosofia, che il regista intenda guadagnarsi da vivere (anche perchè con la regia forse giusto per i vari netflix, amazon ed apple, può camparci)... BRRR!!!
Insomma, non è tutto da buttare, beninteso: in definitiva il film scorre via senza emozionare, ma anche senza disgustare... il che, di questi tempi, è più che qualcosa. Fastidiose sono le interruzioni dell'immedesimazione, pure a metà opera. Alcuni attori, volti noti di comprimari DOC, sanno il fatto loro. Un po' meno i protagonisti, che raccontano storie strazianti con l'espressività di un frigorifero, e con la partecipazione emotiva di un ramarro in letargo. E, così, non bastano destini tragici per rendere interessanti questi volti vuoti.
La fotografia è bruttina, nonostante luoghi teoricamente stimolanti.
Tra il mediocre e il sufficiente, ma nulla di più.
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