Regia di Christian Duguay vedi scheda film
L’idea alla base del film è che l’Onu, per risolvere le controversie internazionali, ricorra oltre che al dialogo anche ad agenti segretissimi che lavorano col ricatto e la violenza. Beninteso, gli agenti lavorano a fin di bene e hanno l’aria da simpatico cestista di Wesley Snipes. La supersegretezza però ha i suoi inconvenienti, e l’agente Shaw (Snipes) rimane incastrato in una serie di omicidi a catena, sullo sfondo di un importante accordo commerciale con la Cina. Il film di spionaggio tardo-bondiano si aggiorna alla nuova geopolitica (non gli Usa né la Nato, ma l’Onu; non la Russia né gli arabi, ma gli orientali), anche se in modo un po’ confuso. Comunque, la scusa è buona per ibridare 007 e action hongkonghese e per mostrare una sfilata di bellezze orientali (in azioni soft-core che in un film medio non sarebbero mai permesse alle occidentali). L’ibridazione rimane sulla carta, la costruzione e la messinscena sono un po’ sleali, ma il film è fracassone e autoironico quanto basta. Donald Sutherland fa il segretario dell’Onu, il finale coi botti è al Palazzo di Vetro.
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