Regia di Amy Heckerling vedi scheda film
Paul, smarrito e tenero studente, arrivato dalla provincia all’Università di New York, grazie ad una borsa di studio, attraversa il cortile del campus. La sua tristezza e la sua solitudine sono accompagnate da Simon & Garfunkel con una delle loro famose melodie, un frammento dello sconcerto di una generazione di giovani che si specchiavano nelle immagini di “Il laureato”. Citazione obbligata e nostalgia della regista per un cinema vicino agli imbarazzi, ai furori esistenziali e alle ansie degli spettatori più giovani. Amy Heckerling (“Fuori di testa”, “Ragazze a Beverly Hills”) a modo suo, è un’autrice. “American School”, forzatura italiana del titolo rispetto all’originale “Loser”, è una commedia romantica sui presunti perdenti, sui nerd, sulle figure minori del “genere” che rovescia i ruoli. Maneggia con dimestichezza la scatola degli attrezzi del teen-movie (all’appello non manca alcun tassello narrativo), ma smussa alcune dissennatezze, passa una mano di malinconia sui colori più accesi. Mette insieme due “idoli” postadolescenziali e ne ritocca l’identità cinematografica. Jason Biggs, cappello alla “Fargo” e dimagrito, appare, a sorpresa, più pacato e Mena Suvari, aria imbronciata da peccati in Aula Magna, si rivela una fanciulla sentimentale.
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