Regia di Paco Plaza vedi scheda film
Modestissima opera, a lenta combustione, che ripercorre tematiche ormai ampiamente sfruttate, soprattutto dal sempre più flemmatico cinema horror spagnolo del nuovo millennio. Le due, ottime, interpreti antagoniste lo rendono senz'altro degno di una visione.
Susana (Almudena Amor), impegnata su un set a Parigi, come modella di spot pubblicitari, è costretta a tornare in patria, a Madrid: sua nonna Pilar (Vera Valdez) ha avuto un'emorragia cerebrale. Unica parente rimasta, a lei legata in quanto cresciuta amorevolmente dopo aver perso i genitori, Susana non intende rinchiuderla in un ospizio. Le condizioni cliniche sono drammatiche, dato che l'anziana donna ha necessità di essere seguita continuamente, avendo perso ogni più elementare capacità di autosostentamento. La situazione pian piano degenera, quando strani fenomeni iniziano ad accadere nella casa in cui vivono nonna e nipote. Forse sono solo allucinazioni, provocate in Susana dallo stato stressante e straziante in cui versa Pilar. Fatto sta che l'unica alternativa per riprendere il lavoro e recuperare la sua sanità mentale, per Susana consiste nell'ingaggiare una badante. È allora che la situazione precipita. Pilar pronuncia una maledizione in latino dagli effetti mortali per la sfortunata badante. Da questo preciso momento, risulta vano qualunque tentativo di Susan messo in atto per separarsi dalla nonna.
"Potrei cantarti una canzone, o raccontarti la trama di un film. Potrei raccontarti con chi sono stata a capodanno. Tanto tu non mi ascolti. Non ci sei. Non ci sei, vero?"
(Susana)
"Il mio corpo è tuo. Il tuo cuore è il mio."
(Frase spoiler, pronunciata da Pilar)
Un racconto non certo originale, opera di Carlos Vermut, tradito nel fattore "sorpresa" da un incipit rivelatore, è adattato a lungometraggio con certa cura formale da Paco Plaza. Anche in questo caso, come ormai da tradizione del cinema horror iberico, viene riciclata la solita trama del pericolo inatteso, che si nasconde tra coloro che più dovrebbero rassicurare: i parenti, più precisamente familiari in linea diretta di sangue (Darkness o Nameless). Sicuramente migliore di alcuni precedenti, quasi inguardabili, film del regista (i terribili, anche in senso tecnico, seguiti di [Rec]), La abuela presenta una cinematografia suggestiva e merita d'essere visto per la notevole performance delle due antagoniste, Almudena Amor e Vera Valdez. Quest'ultima, resa ormai scheletro dall'avanzare dell'età e da un dimagrimento significativo, che preannuncia l'imminente sopraggiungere della morte, non può non ricordare l'Elena Markos di Suspiria, in particolar modo per affinità elettive e per probabile affiliazione della stessa alle logiche del Male e della stregoneria. È un peccato che un soggetto così interessante - che poteva dare spazio a più profonde e ardite estensioni, anche con contenuto a carattere sociale, sul tema del vampirismo psichico (ossia di quegli anziani malvagi, orientati a nutrirsi dell'energia vitale dei più giovani) - sia stato trattato al solo livello più superficiale del genere horror. Anche se, dopo il lunghissimo e straziante preambolo, Plaza dimostra di saper gestire con certo gusto le atmosfere e i classici contesti "de paura", tipici del filone. La abuela si è rivelato un mezzo flop commerciale - considerato il battage pubblicitario e la diffusione internazionale - avendo incassato, a partire dal gennaio 2022, "solo" 3.000.000 di dollari.
"Ogni bella scarpa diventa ciabatta, ogni bella donna diventa nonna."
(Proverbio italiano)
Trailer
F.P. 06/08/2022 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 100'04")
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