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Fratello, dove sei?

Regia di Joel Coen vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Fratello, dove sei?

di axe
8 stelle

Stato del Mississippi, inizio anni '30. Tre galeotti condannati ai lavori forzati, Ulysses, Pete e Delmar, legati insieme da un'unica catena, fuggono dalla colonia penale, per recarsi in un luogo ove Ulysses riferisce di aver nascosto un tesoro. I tre hanno pochi giorni di tempo per raggiungere la località, prima che essa sia trasformata in un bacino artificiale a servizio di una diga. Attraversano pertanto una regione dell'America duramente segnata dalla Grande Depressione, facendo strani incontri e fuggendo continuamente ad un diabolico poliziotto che amministra la giustizia come un affare privato. Ottimo film dei fratelli Cohen, in parte ispirato all'Odissea. Dal poema omerico, la sceneggiatura trae, tra l'altro, il tema del ritorno a casa ("nostos") ed una parziale ispirazione - nonchè il nome - per la caratterizzazione del protagonista Ulysses, un furbacchione dalla parlantina sciolta, finito in carcere per imbrogli di poco conto; caratura sicuramente inferiore rispetto quella dell'eroe omerico, ma ben superiore a quella dei compagni, Pete e Delmar, di fatto dipendenti da lui. Nella loro "odissea", i tre viaggiano attraverso una zona rurale degli Stati Uniti, in bilico tra modernità - autovetture, radio, elettricità - e tradizioni, non tutte positive. La società del Mississippi è infatti permeata da connotati razzisti, che trovano sfogo nelle attività del Ku Klux Klan, cui appartengono notabili e persone comuni. Esistono tuttavia istanze di rinnovamento, che il furbo politico Pappy 'O Daniel, governatore dello stato impegnato in una dura contesa elettorale, riesce ad intercettare. Pappy è uno tra i tanti personaggi, le vivide rappresentazioni delle quali contribuiscono a dare alla narrazione un tono estremamente vivace, "colorato"; completano il quadro una sequenza di imprevedibili colpi di scena e, soprattutto, un'eccezionale colonna sonora a tema folk, tra gli elementi centrali della trama. Ottima l'interpretazione di George Clooney, un "Ulisse" scaltro ma non troppo, che raggiungere il suo obiettivo - ricongiungersi con la famiglia, composta da sei bambine ed una moglie oltremodo capricciosa - grazie anche ad una buona dose di fortuna - o, se vogliano "intervento divino"; bravi, nei ruoli di comprimari, John Turturro (Pete) e Tim Blake Nelson (lo stolido Delmar). Bravo, infine, Charles Durning nelle vesti del già citato Pappy 'O Daniel, prototipo del politico populista per convenienza; talmente gretto, arruffianatore, smodatamente attaccato al potere, da apparire simpatico; la trama ce lo presenta come il male minore, nel turbolento periodo di caos sociale rappresentato nel film. Un buon film sotto ogni aspetto, ambientazione, trama, interpretazioni, musiche, sorprendente al primo impatto e non meno piacevole, alle visioni successive.

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