Regia di Renato Castellani vedi scheda film
Versione abbastanza fedele della tragedia shakespeariana: pur con gli inevitabili tagli, riguardanti soprattutto il personaggio di Mercuzio, la durata è superiore alle due ore. Coproduzione italo-inglese, diretta da Castellani con impersonale professionalità. Confezione sontuosa; interpreti un po’ anonimi (per la graziosa Susan Shentall rimase l’unica esperienza cinematografica; il contributo di John Gielgud si limita alla lettura del prologo, che nell’originale viene cantato dal coro); ambientazione veronese implausibile, tale da poter funzionare solo per un pubblico straniero di bocca buona (in varie scene si riconosce benissimo il duomo di Siena, per tacere d’altro). Del resto ci si prendono varie altre libertà: “io vidi in quel bel viso primavera”, presentato come l’incipit di un sonetto di Boiardo, è in realtà il v. 9 di Io non sciò se io son più quel ch’io solea (Amorum libri I 48); e la giustificazione “omnia munda mundis”, pronunciata da frate Lorenzo quando riceve Giulietta nella propria cella, ripete quella del suo collega fra Cristoforo ne I promessi sposi. Ma la forza del testo resta e resterà inossidabile per sempre.
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